Corriere della Sera

Il bene comune

- di Massimo Gramellini

Ho letto un articolo in cui il professor Raghuram Rajan dell’università di Chicago sostiene che a proteggerc­i dalle disuguagli­anze saranno le comunità locali, ma ero reduce da un’assemblea di condominio e non gli ho creduto. Poi mi sono imbattuto in Tomasino, un operaio con moglie e figli a carico che perde il lavoro e non riesce più a pagare il mutuo della casa. Va dal sindaco del suo paese — Tula, millecinqu­ecento anime in provincia di Sassari — e gli dice: «Aiutami». Il sindaco, un veterinari­o in pensione, si chiama Gino e risponde: «Non posso distoglier­e fondi dalle casse del Comune, ma…». La parola chiave è «ma». Il sindaco Gino fa il giro delle sette chiese, cominciand­o proprio dalla parrocchia. Il problema è che oltre ai soldi, manca il tempo: la casa di Tomasino sta per essere messa all’asta. E allora il sindaco Gino passa dal giudice: «Ci dia un po’ di fiato». Il giudice sposta l’asta e fissa il valore della casa: 27 mila euro. Il paesino si scatena: chi fa collette e chi organizza lotterie, mettendo in palio uova di Pasqua giganti. In soli due mesi si arriva alla cifra richiesta. Con quell’assegno Tomasino si ricompra casa. Tre anni prima avreste potuto trovarlo in piazza assieme ai compaesani nella cena a base di spezzatino che permise di raccoglier­e 11 mila euro per le vittime del terremoto di Amatrice.

Con la storia di Tomasino, il comune di Tula ha appena vinto un premio. E io sono andato a rileggermi l’articolo del professore di Chicago. Mi sa che ha ragione.

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