Calzolari (Granarolo): dovete darci tempo, no a tasse per fare cassa
«Dateci un obiettivo preciso che riduca in modo misurabile l’inquinamento dovuto ai nostri imballaggi. E un tempo ragionevole per raggiungerlo. Se non centriamo l’obiettivo, allora sì, ci sta che il governo passi dalla carota al bastone. Ma articolata come è oggi la plastic tax non ha davvero senso. È punitiva in maniera fine a se stessa perché non abbiamo materiali alternativi da usare nell’immediato. A noi costerebbe 17-20 milioni l’anno. Darebbe un vantaggio competitivo ai nostri concorrenti stranieri. La verità è che serve solo a fare cassa». A contestare la tassa sulla plastica è Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, un miliardo e 300 milioni di fatturato, spa controllata da una cooperativa formata da 600 allevatori italiani.
Latte, yogurt, mozzarelle: i vostri prodotti sono in confezioni di plastica. Qualcosa bisogna pur fare...
«Anche noi di Granarolo la pensiamo così. E infatti abbiamo cominciato da un pezzo ad aumentare la quota di plastica riciclata nei nostri imballaggi. La Ue dice che entro il 2030 bisogna arrivare al 30% di plastica riciclata dentro alle bottiglie? Bene, noi già oggi abbiamo raggiunto questo traguardo. E abbiamo deciso di arrivare al 50% entro il 2021».
Forse non basta.
«E allora ci diano obiettivi più sfidanti. Vorrei suggerirne uno: arrivare in tre-quattro anni a utilizzare imballaggi in pet riciclati al 100%».
Le aziende potrebbero già cominciare a farlo...
«Non proprio. C’è una norma in Italia che limita al 50% il pet riciclato negli imballaggi. Questo tetto andrebbe tolto. E poi c’è un’altra rivoluzione da mettere subito in cantiere: creare una raccolta differenziata per il Pet, materiale che si usa per la conservazione degli alimentari. Oggi mettiamo tutto assieme alla plastica. E sa quale è il risultato? Alla fine il Pet riciclato che mettiamo nelle nostre bottiglie dobbiamo importarlo dall’estero. Dall’india e dal Marocco».
Si metta nei panni del ministro Gualtieri, la plastic tax vale oltre un miliardo.
«Non vedo perché debbano pagare solo i produttori di plastica e noi dell’agroalimentare. Il Pet è fondamentale per preservare la sicurezza dei cibi. Al momento non abbiamo alternative».
Il vetro?
«Noi mettiamo sul mercato 220 milioni di bottiglie di latte l’anno. Sostituendole con il vetro avremmo un impatto energivoro pari a otto volte quello del Pet».
Cosa chiedete?
«Che l’esonero dal pagamento di questa tassa per ora previsto solo per il settore farmaceutico venga esteso anche al nostro settore. Di certo la quota di plastica riciclata nelle confezioni andrebbe esentata».