Il macho Bolsonaro jr deride la Drag Queen Lite tra figli (e padri)
Dal Mercosur alla famiglia, scintille Brasile-argentina
Nè Jair Bolsonaro, nè il suo vice, ma Osmar Terra: un ministro di secondo livello (Cittadinanza) rappresenterà il Brasile all’insediamento del nuovo presidente argentino, Alberto Fernández, martedì prossimo a Buenos Aires. Prova migliore dell’andazzo ideologico che in questo Continente hanno preso le relazioni diplomatiche, anche le più formali, non ce n’è. Un confronto destra-sinistra — se le vecchie definizioni servono ancora — che va dalle ripicche personali, alle minacce commerciali, per arrivare agli insulti sui gusti sessuali.
Bolsonaro lo aveva minacciato già durante la campagna elettorale argentina: se il suo amico Mauricio Macri avesse perso contro il ticket Fernández-kirchner («due banditi di sinistra»), i rapporti tra i due Paesi si sarebbero messi male. A urne aperte e delusione avvenuta, nemmeno un formale messaggio di auguri è partito da Brasilia. Anche se Fernández è considerato un peronista soft, dicono nel clan Bolsonaro, quello dell’argentina è un passo all’indietro, un ritorno al passato, un riallineamento a Cuba e Venezuela.
Il Brasile potrebbe dover abbandonare il Mercosur, disse addirittura l’ex capitano. Considerati i lacci commerciali tra i due Paesi, e la forte dipendenza reciproca, una stravaganza che nessuno ha preso troppo sul serio. In un vertice dell’alleanza doganale, tenutosi proprio ieri nel Sud del Brasile, i rappresentanti dei due Paesi hanno continuato a trattare su cose concrete come nulla fosse. E sono state annunciate decisioni prese di comune accordo.
Lo scambio corre allegro sui social, tra notizie vere e fake. Fernández ha festeggiato l’uscita dal carcere di Lula, il mese scorso, con il gesto delle due dita a L, come fanno i suoi in Brasile. «Un’offesa al nostro Paese e al sistema giudiziario brasiliano», hanno replicato sdegnati dal governo di Brasilia.
La settimana scorsa Bolsonaro ha brevemente esultato perché tre grandi multinazionali straniere, tra cui L’oréal, avrebbero deciso di chiudere le loro fabbriche in Argentina per spostarle in Brasile. Non era vero, Bolsonaro ha cancellato il tweet e tanti saluti. Il livello più basso, non sorprende, è stato però toccato da Eduardo Bolsonaro, uno dei figli attivamente impegnato nello squadrismo digitale e per il quale è in corso una commissione parlamentare d’inchiesta. Ha retwittato una foto del figlio di Fernández, dichiaratamente gay, abbigliato (come di consueto) da Drag queen, e a fianco una sua, assai macho davanti a un arsenale di armi.
Il Sudamerica sta attraversando una fase di forti convulsioni sociali (Cile, Bolivia e Colombia soprattutto), che espongono i limiti di sistemi di governo anche assai diversi. Il governo Bolsonaro teme il contagio su un Brasile al momento calmo ma stremato da anni di recessione economica e di ritorno delle peggiori disuguaglianze sociali. E l’unica politica che conosce è quella del confronto e dell’autoritarismo nostalgico del periodo militare. Quando Bolsonaro non alza la voce, ma al contrario adula, succedono cose spiacevoli, come l’inatteso annuncio di Donald Trump che gli Usa avrebbero posti dazi all’acciaio e all’alluminio. Contemporaneamente a Brasile e Argentina, che dunque ragioni per litigare tra di loro ne avrebbero ancor meno. Da Brasilia si replica che non ha senso restare alleati con un Paese, l’argentina, che con il governo entrante minaccia di tornare al protezionismo del passato.
OBS observação: questo non è un meme (si riferisce al montaggio in cui la sua foto in armi è postata accanto a quella di Estanislao) Eduardo Bolsonaro
Hermanos brasileños, estamos en esta lucha juntos. Los amo (Amici brasiliani, siamo uniti nella lotta. Vi amo): in risposta a Bolosonaro jr Estanislao Fernández