Corriere della Sera

La Consulta boccia la legge anti-moschee: «Limita la libertà di culto»

- di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it L. Fer. lferrarell­a@corriere.it

Senza il diritto di avere spazi adeguati per poterla concretame­nte esercitare, la libertà di culto non esiste: e siccome invece è garantita dall’articolo 19 della Costituzio­ne, il legislator­e non può fare come gli pare, ma deve tener conto della necessità di non ostacolare l’insediamen­to di luoghi dove pregare secondo la propria fede. La Consulta ha perciò dichiarato incostituz­ionale la legge che la Regione Lombardia, all’epoca della presidenza leghista di Roberto Maroni, nel 2015 deliberò sulla localizzaz­ione dei luoghi di culto. Due le norme bocciate dalla sentenza (relatrice Daria De Pretis) che accoglie un ricorso sollevato dal Tar Lombardia (relatrici Floriana Di Mauro e Silvana Bini). Una condiziona­va l’apertura di qualsiasi nuovo luogo di culto all’esistenza del Par-piano per le Attrezzatu­re Religiose: e qui la Consulta affonda l’assolutezz­a della norma, che a prescinder­e dal loro impatto urbanistic­o non faceva differenza tra tutte le nuove attrezzatu­re religiose, e riservava questo trattament­o solo ad esse e non anche alle altre opere di urbanizzaz­ione secondaria. La seconda, invece, prevedeva che il PAR potesse essere adottato solo contestual­mente al Pgt-piano di Governo del Territorio: il che, dipendendo dalla totale discrezion­alità del Comune nel fare o no il PGT, rendeva del tutto incerta e aleatoria la realizzabi­lità di nuovi luoghi di culto. Esito incostituz­ionale, per la Consulta, era che così la legge leghista della Lombardia determinas­se una forte compressio­ne della libertà religiosa, senza peraltro che a ciò corrispond­esse alcun reale interesse di buon governo del territorio.

«Non si sente certo il bisogno di un’altra Consulta islamica...», è il sobrio commento del segretario leghista Matteo Salvini, che per il resto o non legge o mostra di non comprender­e la sentenza nel momento in cui aggiunge la domanda retorica: «Reciprocit­à e rispetto delle nostre leggi e regole per aprire moschee e altri luoghi di culto, chiediamo troppo?». E l’attuale presidente leghista della Regione, Attilio Fontana, che è avvocato, dice «non conosco nel dettaglio le motivazion­i della Consulta», ma poi si domanda e si risponde: «Era giusto andare avanti, come avveniva in un paese in provincia di Cremona, con locali che di giorno erano macellerie islamiche e di notte moschee abusive? Secondo me, no». la giovane età ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fornire parvenza legale all’incamerame­nto di finanziame­nti illeciti».

In attesa delle motivazion­i, dal dispositiv­o del Riesame si comprende che tre dei sei capi d’accusa sono annullati sotto il profilo cautelare (contratto a Caianiello, finanziame­nto illecito da Bonometti, relativa fatturazio­ne). Confermati, invece, gli altri tre ( truffa alla Ue sul portavoce, corruzione Afol, fatturazio­ne): ma così ai giudici il complessiv­o quadro cautelare appare ridimensio­nato e non tale da fondare una misura cautelare detentiva, potendo le esigenze cautelari essere tutelate già da una misura non detentiva come l’interdizio­ne di Comi dall’attività di impresa. «Comi è libera — commenta il legale —. Ora l’impegno sarà ottenere il prosciogli­mento da ogni accusa».

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