Ex eurodeputata di FI, indagata per truffa all’ue Il Riesame: per 6 mesi non guidi alcuna società
MILANO Misura cautelare annullata per tre imputazioni su sei, ed esigenze cautelari esistenti sulle altre tre ma non così gravi da giustificare una misura cautelare detentiva: non era dunque sfasata l’iniziale impressione che le esigenze cautelari, poste lo scorso 14 novembre dagli inquirenti milanesi alla base degli arresti domiciliari della già da mesi indagata ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi, potessero risultare non così granitiche e attuali davanti al Tribunale del Riesame. Ieri, infatti, i giudici milanesi Pendino-alonge-peroni hanno parzialmente accolto il ricorso dell’avvocato Giampiero Biancolella, revocando gli arresti domiciliari per Comi (che dunque in serata è tornata libera) e sostituendoli con la meno afflittiva misura cautelare dell’interdizione per 6 mesi dall’esercizio degli uffici direttivi delle imprese (come quelle che Comi ha nel campo del marketing). I pm Bonardi-furno-scudieri, tutti in udienza, avevano invece insistito per i domiciliari, producendo ulteriori interrogatori di coindagati, riascoltati proprio in vista del Riesame dopo le 5 ore di interrogatorio nelle quali Comi li aveva tacciati di accusarla con «contraddizioni e discrasie».
Indizi di reato sono invece stati ravvisati dal Riesame, e Comi resta indagata per le ipotesi di «truffa al bilancio del Parlamento europeo» nell’avervi accollato lo stipendio maggiorato del suo portavoce Andrea Aliverti in modo da poterne retrocedere due terzi al riferimento varesino di FI Nino Caianiello per i costi del partito provinciale, oltre che nello stesso schema due mesi nel 2016 in un contratto a Caianiello; «finanziamento illecito» per 30.000 euro dal pure indagato presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, dietro dubbia consulenza sul made in Italy nell’auto; e «corruzione» per una consulenza dall’«afolagenzia metropolitana per il lavoro» del direttore Giuseppe Zingale (tuttora in carcere) a una amica di Comi, l’avvocato Maria Teresa Bergamaschi, a fronte della promessa di retrocedere 10.000 euro.
La gip Raffaella Mascarino aveva motivato gli arresti domiciliari con il fatto che Comi, pur non più in carica, potesse comunque «contare sulla sua visibilità politica» e «indiscutibile rete relazionale, trasversale fra alti livelli politici e imprenditoriali», come «utile “volano” per ulteriori attività illecite», visto che «nonostante