Humanitas: «Formiamo i medici del mondo»
Medicina innovativa e salute globale. L’innovazione tecnologica in campo medico cresce sempre più nel «primo» mondo. Tuttavia la vera sfida è farla in territori diversi, come in Africa e nei Paesi in via di sviluppo. Su questi temi si è aperto ieri il nuovo anno accademico di Humanitas University, l’ateneo integrato all’istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano). A sei anni dalla nascita, il numero di studenti è passato da 100 a 1.400, provenienti da 65 nazioni e iscritti a Medicina in inglese, Fisioterapia e Scienze infermieristiche. Fiore all’occhiello è il corso Medtec, in collaborazione con il Politecnico, che forma medici-ingegneri e che è un unicum a livello internazionale. A questo si aggiunge il «cube», vero ospedale virtuale, equipaggiato con le più avanzate tecnologie di simulazione per la chirurgia mininvasiva, dove studiano gli specializzandi. «Nei prossimi decenni in Africa vivrà metà della popolazione mondiale in età di lavoro — ha sottolineato il presidente di Humanitas Gianfelice Rocca —. È una terra di sfide demografiche, geopolitiche, sanitarie. Mi auguro che i futuri professionisti della salute che formiamo possano coglierle». Sul tema Africa sono intervenuti anche Don Dante Carraro, cardiologo e direttore di «Cuamm Medici con l’africa» e Mariella Enoc, presidente dell’ospedale Bambin Gesù, con cui Humanitas collabora al «progetto Bangui». Il rettore Marco Montorsi ha ricordato i problemi «che spingono i laureati italiani verso le università europee meglio attrezzate per la ricerca». Un tema sottolineato anche dal sindaco di Milano Beppe Sala: «Investire poco più dell’1% in innovazione non è abbastanza. E non illudiamoci che Milano da sola possa trainare la rinascita di un Paese un po’ vecchio e un po’ stanco. O si imprime una trasformazione profonda oppure non ce la faremo».