Il treno è diventato una metropolitana Ha cambiato l’italia, non solo sul lavoro
L’hanno chiamata la “Metropolitana d’italia”. Poche infrastrutture hanno saputo modificare radicalmente le abitudini di noi italiani come l’alta velocità e il Frecciarossa, che ne è ormai l’autentico, consolidato sinonimo. Qualche esempio noto a chi si sposta frequentemente. Milano-torino? Meno di un’ora di tragitto. Chi penserebbe più di trasferirsi per lavoro da una di queste due città all’altra, avendo una famiglia radicata, figli iscritti alle scuole e rete solida di amici e parenti? Un’ora di spostamento è una media sostenuta da milioni di pendolari tra gli hinterland di Londra o Parigi e i centri delle due capitali.
Stesso, identico discorso per Romanapoli, dove migliaia di professionisti e di lavoratori si spostano in giornata come se vivessero in una unica area metropolitana. Stesso perimetro di orario, e di logica, per Roma-firenze, un’ora e mezza.
La più importante linea italiana, Roma-milano (che salda le due Capitali italiane in perenne confronto tra odio e amore) richiede oggi tre ore (per la precisione 2 ore e 59 minuti). Quei 180 soli minuti rendono possibile, e non traumatico sul piano dello stress, partire alle 7, arrivare alle 10, pianificare un’intera giornata di denso lavoro — incluse riunioni, pausa pranzo e ripresa finale — ripartendo poi verso le 19 e rientrando a Roma o Milano alle 22 e dintorni. Appena nel 1987 i giornali riportavano con entusiasmo il lancio del Mirò, il Milano-roma, cinque ore di viaggio, più di quelle che oggi sono necessarie per raggiungere Napoli da Milano e viceversa. Addirittura un Milano-reggio Calabria richiede meno di 9 ore, e si tratta dell’attraversamento dell’intera Penisola.
La frase di Albert Einstein è celeberrima, una delle citazioni forse più usurate,
In centro
Il treno ha soppiantato l’aereo, soprattutto tra Roma e Milano: su rotaia si telefona, si parte e si arriva dal centro
ma in questo caso è utilissima per capire come e perché Frecciarossa e Alta velocità abbiano cambiato il costume nazionale: «Il tempo è relativo, il suo unico valore è dato da ciò che noi facciamo mentre sta passando».
La “Metropolitana d’italia” ha cambiato per sempre innumerevoli rapporti di lavoro. Ha inciso su migliaia di vicende familiari cancellando l’obbligo di trasferimento. Carriere professionali e impegni di lavoro sono sempre più spesso parametrati sugli orari del Frecciarossa. Non si contano i professori universitari che riescono a far coincidere impegni in atenei geograficamente
molto distanti tra loro.
Ovviamente Frecciarossa ha trasformato (alterato?) anche gli amori, i matrimoni, le relazioni sentimentali ufficiali e quelle clandestine. Se è vero ciò che sostiene Einstein, ovvero che il valore del tempo dipende dal modo in cui lo usiamo, l’abbattimento delle distanze temporali ha cementato unioni o distrutto passioni proprio perché la rapidità è intervenuta nella distanza, nella tempistica, nelle lontananze.
Infatti il treno ha soppiantato l’aereo, soprattutto tra Roma e Milano: su rotaia si legge, si telefona, si chiacchiera, si parte e si arriva dal centro. Come in Metropolitana. I problemi ci sono, lo sappiamo: i ritardi, i guasti, i pendolari delle tratte locali che protestano perché accusano Frecciarossa di aver messo da parte i loro problemi.
Ma l’italia di oggi è più «corta», più rapida, più vicina. Più contemporanea.