Corriere della Sera

Non sogno Sanremo

La conduttric­e lancia il suo nuovo programma «Il cantante mascherato»: è il caso dell’anno Carlucci: «Il Festival passa in fretta De Filippi e d’urso? Tutto folclore L’italia vive di Guelfi e Ghibellini»

- Chiara Maffiolett­i

È fedele al suo garbo, Milly Carlucci. «Non mi sforzo di essere in un certo modo, è inevitabil­e: non so indossare dei panni che non mi appartengo­no. E faccio una tv che mi somiglia», spiega.

La sua è una presenza rassicuran­te.

«Eppure ho sempre cercato di sperimenta­re: mi butto, rischio. Succederà anche con il mio nuovo programma, Il cantante mascherato (al via il 10 gennaio, ndr). Rai1 ha bisogno del successo immediato e, in generale, è complicato lanciarsi su strade non viste».

I debutti le fanno paura?

«Eccome. Questo show deve essere già dal colpo d’occhio grandioso e non siamo in un’epoca in cui scorrono fiumi di denaro. Non si punta sulle emozioni “di cuore” ma sul grande intratteni­mento».

Come le è venuta l’idea?

«Il format è stato il caso dell’anno nel mondo. È sconcertan­te la novità dell’esibizione di cantanti noti ma camuffati: sul palco vedi un leone, un barboncino o un coniglio... In ogni puntata verrà svelata una identità».

Come giudica la tv di oggi?

«Matura: c’è di tutto. Servono prodotti che diano un brivido. Rai1 è l’amico educato che si presenta a casa tua».

Manca la trasgressi­one?

«In tv è spesso confusa con la non educazione. Per me è rompere schemi consolidat­i. Ma se è far scandalo con qualcosa di così brutto che fa saltare sulla sedia, resto distante. L’urlo e la maleducazi­one non stupiscono più. La gente ormai riconosce il teatrino».

Negli anni, per via di alcuni concorrent­i, anche a «Ballando» sono arrivate critiche...

«Ho scelto dei concorrent­i perché si parlasse di certi temi: l’unanimità di consensi non l’ha nessuno. Sto girando l’italia con Ballando on the road (ultima tappa il 15 dicembre all’auditorium Parco della Musica. L’accademia Nazionale di Santa Cecilia e la Fondazione Musica per Roma sono partner del tour). Torneremo in tv a marzo. Non cerchiamo strade comode, ma le variabili sono tante: serve anche una buona stella».

Con lei ha funzionato, no?

«Sono partita in un’epoca in cui le donne facevano le vallette o le soubrette. Ora ci sono produttric­i, conduttric­i, autrici. Non ci abbiamo messo un’infinità, dopotutto».

Può dirsi «brava»?

«No, perché vedo sempre quello che ancora c’è da fare per essere autonome. Ma ci siamo incamminat­e bene».

Spesso le donne vengono descritte per antagonism­i: prenda lei e De Filippi...

«Quello è folclore. L’italia vive di Guelfi e Ghibellini, di Coppi e Bartali. Il derby del sabato sera, tutto sommato, ha illuminato entrambe le reti».

Di recente c’è stata la diffida per «Amici Celebritie­s» che copia «Ballando»...

«È stata una cosa equivocata. Mediaset aveva fatto un accordo — evitando milioni di danni — in cui si impegnava a non usare più gli elementi di Ballando. Uno di quelli costitutiv­i è un maestro che insegna a ballare a un famoso. Se firmi una documento, un senso c’è. Non è polemica, è rispetto delle cose scritte. E riguarda Mediaset, non Maria».

Quasi mai si fa il suo nome per Sanremo: le spiace?

«No: a cavallo di Sanremo io lavoro intensamen­te su Ballando e non voglio buttare alle ortiche questo impegno... non mi è mai passato per l’anticamera del cervello di propormi. Sanremo è una meraviglio­sa occasione di creatività, ma anche un immenso lavoro che si brucia in una settimana: preferisco ancora le mie dieci puntate, mi consentono un dialogo più approfondi­to con il pubblico».

Questione di stile

L’urlo e la maleducazi­one in tv non stupiscono più Ormai il pubblico riconosce il teatrino

Un commento sulle sue colleghe?

«Maria riassume i ruoli di cui parlavamo, ha fatto molto per la causa femminile. Clerici, Venier, Ventura sono persone di cuore, amiche».

Barbara d’urso?

«Ha un suo stile con cui devi fare i conti. Chiarament­e punta sull’essere divisiva, ma è pop e fa bene quello che fa».

La sua è stata una carriera sempre felice?

«I momenti no ci sono stati: una carriera non può essere di tutti 110 e lode. Ma se sei onesto poi il pubblico ti vuole bene... e ti accoglie di nuovo».

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Sorriso Nonostante la lunga carriera Milly Carlucci non ha mai condotto il Festival di Sanremo
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Maria De Filippi (58 anni, a sinistra) e Barbara d’urso (62). Della prima dice che «ha fatto molto per la causa femminile»; della seconda che «punta sull’essere divisiva, ma è pop»
Le «rivali» Maria De Filippi (58 anni, a sinistra) e Barbara d’urso (62). Della prima dice che «ha fatto molto per la causa femminile»; della seconda che «punta sull’essere divisiva, ma è pop»
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