Corriere della Sera

La Lazio batte la Juve e conquista la Supercoppa

La seconda sconfitta stagionale per la Juve arriva ancora contro la squadra di Inzaghi Tridente inefficace, Luis Alberto detta legge

- di Paolo Tomaselli

RIAD Coriandoli a Natale. Per la festa della Lazio, che batte la Juventus per la seconda volta in quindici giorni con lo stesso risultato, lasciandol­e non solo il fastidio per una Supercoppa persa, ma anche i dubbi che proprio come i coriandoli sparati verso il cielo d’arabia si insinuano dove meno te l’aspetti. Maurizio Sarri confida di essere stato tratto in inganno dall’allenament­o del giorno prima «tra i migliori della stagione» e di aver visto invece in campo «una squadra in deficit di energie fisiche e mentali rispetto all’avversario».

La Juve resta in partita fino all’ultimo secondo del recupero, quando la magia su punizione per il 3-1 la fa Cataldi e non Dybala, che ci aveva provato poco prima, nel tentativo confuso di Ronaldo e soci di arrivare al pareggio. Ma a differenza dell’olimpico, dove Madama nel primo tempo aveva giocato almeno mezzora di alto livello, stavolta le cose funzionano poco fin da subito. La scelta degli esterni difensivi si rivela infelice, non solo perché prima De Sciglio e poi Alex Sandro sbagliano nell’azione del vantaggio laziale, ma perché «il mancato scivolamen­to sulla fascia dei terzini non ha aiutato le mezzali» come spiega lo stesso Sarri.

L’effetto è quello di una Juve spaccata in due e sempre in difetto in mezzo al campo,

Delusione Cristiano Ronaldo non nasconde la propria delusione. Alle sue spalle Sarri (Afp) con il tridente a rendersi pericoloso, ma nemmeno troppo. La Lazio è in stato di grazia, ha due talenti come Luis Alberto e Correa in una forma strepitosa, ma ha comunque un gioco codificato. E invece di ripartire dal primo tempo dell’olimpico, in cui comunque Bernardesc­hi tra le linee faceva un lavoro di pressing e raccordo che aveva messo in difficoltà gli inzaghiani, Sarri lancia il tridente per la terza volta consecutiv­a dall’inizio. Ma Udinese e Samp sono una cosa diversa. E la Lazio, dopo aver aggirato il tentativo iniziale della Juve di allargarsi (anche con Dybala che parte quasi esterno), prende campo e fiducia, dimostrand­o che il suo centrocamp­o in questo momento ha più qualità e

L’equivoco Sarri ingannato dall’allenament­o del giorno prima: «Tra i migliori di quest’anno»

quantità di quello juventino.

Il sarrismo per adesso — oltreché una fabbrica di vittorie — lo è anche di gol subiti: 24 in 24 gare. Un’anomalia preoccupan­te per una squadra che ha sempre costruito le vittorie sulla solidità difensiva. Ma vale quello che ha detto il tecnico alla vigilia: «Non prendiamo gol perché stiamo alti con la linea, ma quando siamo bassi. E non riesco a spiegarmi il perché».

Succede in effetti anche stavolta, sia con il cross di Lulic da sinistra e il passaggio di Milinkovic per il rimorchio vincente di Luis Alberto. Sia nel 2-1, con Lulic che al volo in diagonale scarica in rete un cross di Lazzari da destra, spizzato da Parolo. In mezzo, c’è il gol di Dybala che prima dell’intervallo ribatte in gol la respinta di Strakosha su sinistro secco di Ronaldo: CR7 anche nel finale è l’unico che cerca incessante­mente il pertugio giusto, fermandosi però in modo brusco dopo sei gol in cinque partite.

Il 3-1, arrotondat­o dalla punizione all’incrocio di Cataldi, lascerà anche «il tempo che trova» come dice Sarri, ma è un premio che la Lazio si guadagna. Con più freschezza certo, ma soprattutt­o con fame, cinismo e umiltà. Le vecchie armi della Juve.

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I giocatori della Lazio sollevano la Supercoppa: è la seconda volta in tre anni
(Afp) La festa I giocatori della Lazio sollevano la Supercoppa: è la seconda volta in tre anni

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