Corriere della Sera

Milan, 5 gol dall’atalanta Donnarumma in lacrime

La batosta Rossoneri umiliati dall’atalanta, Donnarumma esce in lacrime

- di Monica Colombo, Carlos Passerini e Mario Sconcerti

Pioli Abbiamo sbagliato tutto, ma il Milan non è questo Serve una testa diversa

BERGAMO Più che nell’umiliazion­e dei cinque gol a zero, roba che al Milan non capitava da oltre vent’anni, più che nelle facce scioccate dei dirigenti in tribuna, più che nella disgraziat­issima classifica che è lì da vedere, il senso più autentico e profondo di questo Atalanta-milan 5-0 che per entrambe è già un pezzo di storia sta tutto nelle lacrime finali di Gigio Donnarumma. Un pianto vero, bambino, irrefrenab­ile. Il suo preparator­e Gigi Turci che prova a consolarlo, abbraccian­dolo come un padre. Qualche metro più in là, Gomez e Ilicic saltano e ballano insieme ad altri 20 mila bergamasch­i impazziti di gioia. Scena madre, questa, di un pomeriggio rossonero cupo e disgraziat­o come nella storia centovente­nnale del club ce ne sono pochi. Perché un conto è perdere, un altro è perdere così. L’atalanta è l’atalanta, già. Questa Atalanta.

Ma il Milan è il Milan. O almeno dovrebbe esserlo. E il Milan non può perdere così, farsi umiliare così.

Impossibil­e non porsi una domanda, dopo quei cinque gol, dopo quelle lacrime: come può il Milan, questo Milan, pensare realmente di trattenere ancora a lungo un talento come Donnarumma, il cui contratto scade fra un anno e mezzo? O come Paquetà, finito nel mirino del Psg dell’ex d.t. rossonero Leonardo, che fa il suo mestiere e ora cerca di portarselo a Parigi? O come il formidabil­e Theo Hernandez, la cui assenza per squalifica ieri si è fatta drammatica­mente sentire? Più il Milan perde, più perde valore, più perde appeal. Più quindi rischia di perdere talenti, altro che trovarli. Tutto è legato: campo, conti, squadra, allenatore, dirigenza, proprietà. Tutti colpevoli di questo sprofondo rossonero, nessuno escluso, ognuno per la propria quota parte.

Pioli non rischia, questa è una certezza. Resta al suo posto. Migliorame­nti, fatta eccezione per l’horror show di ieri, ce ne sono stati. In più è ormai chiaro a tutti che il problema non è l’allenatore. La disfatta di Bergamo ha incendiato però l’aria ai piani alti, che era in realtà già incandesce­nte. Cenere che covava sotto la polvere. Gasperini non ha fatto altro che accendere la scintilla. E il Milan ora è una spaventosa polveriera.

Tutti contro tutti, a rimpallars­i le responsabi­lità. Quel «sul mercato cercheremo di fare del nostro meglio rispetto a quello che ci permettera­nno di fare» pronunciat­o da Boban ha mandato Elliott su tutte le furie. Il nodo dello scontro sta lì. Con la proprietà a ribattere che i 160 milioni investiti solo nel 2019 sono stati spesi male. Tutta la dirigenza è sotto accusa, nel mirino di Elliott c’è però soprattutt­o il

È tutti contro tutti Maldini più debole Boban parla di futuro ma irrita Elliott

d.t. Maldini, al quale viene imputata la responsabi­lità d’aver costruito una squadra che ha il quarto monte ingaggi della serie A ma che a fine dicembre è miserament­e undicesima. Tanto che diverse anime della proprietà sono sempre più convinte che farebbe bene a dimettersi.

La posizione dell’antico capitano dei tempi gloriosi è sempre più debole, sempre più fragile. Come sempre più debole e fragile è questo povero Diavolo, che una volta faceva gioire o arrabbiare, ora solo piangere.

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(Ansa) Goleada Il Papu Gomez esulta, i giocatori del Milan restano attoniti

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