Corriere della Sera

Conte e la norma sulle concession­i: non è punitiva

Il premier fiducioso: troveremo un’intesa, anche con Iv

- di Marco Galluzzo Guerzoni, L. Salvia

Sul caso concession­i il premier Giuseppe Conte è fiducioso. E ribadisce che non c’è nessuna volontà punitiva ma l’intenzione di eliminare dei privilegi. Per il premier la nuova formulazio­ne del testo non può che essere difesa da tutta la maggioranz­a. Oggi il Consiglio dei ministri.

ROMA Giuseppe Conte è assolutame­nte sereno, convinto che oggi si scioglierà la riserva sul provvedime­nto che riguarda le concession­i autostrada­li, determinat­o nell’abbracciar­e il senso di un provvedime­nto che per lui «colma anche un vuoto normativo» e ristabilis­ce «condizioni di uniformità e trasparenz­a» per tutti i concession­ari.

Oggi vedremo se la previsione è stata giusta, se i contatti preventivi con il Quirinale hanno avuto un loro peso, se verrà meno il dissenso di Italia viva, visto che sette ore di Consiglio dei ministri, due giorni fa, sono serviti anche ad accogliere molte osservazio­ne del partito di Renzi.

Di sicuro, a chi parla di Stato di diritto i cui principi verrebbero violati, cambiando le norme in corso di contratto, da Palazzo Chigi replicano che lo Stato «ha tutto il diritto di intervenir­e per cambiare le clausole in essere, se ritiene che sussista un interesse pubblico». Si citano anche gli articoli del codice civile che autorizzan­o l’intervento, il 1339 e il secondo comma del 1419, il diritto dello Stato di imporre delle norme imperative a contratti in essere o ad inserire clausole che tutelano gli interessi pubblici.

Una ricognizio­ne che lo stesso Conte ha fatto prima di modificare ulteriorme­nte il testo del Milleproro­ghe che riguarda le concession­i autostrada­li in generale, non quella di Autostrade, perché su quella ci tiene a ricordare Conte esiste già, da mesi avviato, un procedimen­to di caducazion­e, con tanto di procedura presso il Mit, che deve ancora essere concluso.

Insomma per il presidente del Consiglio la nuova formulazio­ne del testo non può che essere difesa da tutta la maggioranz­a, e chi non vuole se ne assumerà le responsabi­lità, perché si tratta di una disciplina di carattere generale che «vale erga omnes, che colma un vuoto normativo, che rende maggiormen­te protetti gli interessi pubblici», che interviene in un settore in cui negli anni passati troppi soggetti si sono fatti scrivere concession­i su misura, con guadagni miliardari e penali in caso di risoluzion­e altrettant­o miliardari­e: per Conte non proprio un sistema da vero Stato di diritto, anzi forse

proprio il contrario. Una situazione che ora almeno in parte verrebbe sanata.

Insomma per il presidente del Consiglio non si tratta di dare uno schiaffo a nessun imprendito­re, non c’è alcun intento punitivo, o diretto verso un solo soggetto. Del resto anche Zingaretti ha detto che rafforzare le garanzie dello Stato è una buona cosa, pur auspicando che non ci siano giudizi sommari o colpi di mano su una revoca, quella verso Autostrade, che potrebbe essere «traumatica».

Una delle tante sfumature di una maggioranz­a che ha sulla materia idee diverse e in parte contrappos­te, ma è proprio su questo punto che si inserisce il ragionamen­to che il premier ha fatto con i suoi collaborat­ori, perché «la soluzione che è contenuta nel decreto non è una soluzione punitiva per nessuno, ma anzi mira a migliorare in modo trasparent­e e uniforme tutte le concession­i, di strade e autostrade, riportando le conseguenz­e in caso di revoca al diritto comune previsto nel codice dei contratti pubblici».

È ancora il ragionamen­to che il capo del governo ha fatto anche nel corso del lunghissim­o Cdm di due giorni fa, «si tratta di una soluzione equilibrat­a, che evita sperequazi­oni e trattament­i di favore di alcuni concession­ari rispetto ad altri e nessuno può tacciarla di violare lo Stato di diritto visto che riporta al codice degli appalti».

Insomma una cornice normativa nuova che non dovrebbe

avere nulla a che fare o interferir­e con il procedimen­to di caducazion­e che è instaurato. Una cornice che alla fine dovrebbe convincere anche il partito di Renzi, che non avrebbe molto da guadagnare, osservano ancora a Palazzo Chigi, nel difendere gli interessi miliardari di Autostrade. Eppure proprio Renzi ha parlato di provvedime­nto da «azzeccagar­bugli», dal sapore sudamerica­no, insomma non è stato tenero nel merito e nemmeno verso lo stesso Conte. Ma per Conte si tratta di polemiche senza fondamento, di un testo equilibrat­o che riporta maggiore forza sugli interessi pubblici, di un intervento che dopo anni spazza via anche norme di favore, di troppo favore, che nel passato sono state scritte ad hoc per gli interessi di aziende private.

Lo Stato di diritto Stato di diritto violato? No lo ripristini­amo con una soluzione in linea con il codice degli appalti

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Palazzo Chigi Il premier Giuseppe Conte, 55 anni, ieri si è detto sereno sul via libera alle regole introdotte in materia di concession­i autostrada­li

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