Conte e la norma sulle concessioni: non è punitiva
Il premier fiducioso: troveremo un’intesa, anche con Iv
Sul caso concessioni il premier Giuseppe Conte è fiducioso. E ribadisce che non c’è nessuna volontà punitiva ma l’intenzione di eliminare dei privilegi. Per il premier la nuova formulazione del testo non può che essere difesa da tutta la maggioranza. Oggi il Consiglio dei ministri.
ROMA Giuseppe Conte è assolutamente sereno, convinto che oggi si scioglierà la riserva sul provvedimento che riguarda le concessioni autostradali, determinato nell’abbracciare il senso di un provvedimento che per lui «colma anche un vuoto normativo» e ristabilisce «condizioni di uniformità e trasparenza» per tutti i concessionari.
Oggi vedremo se la previsione è stata giusta, se i contatti preventivi con il Quirinale hanno avuto un loro peso, se verrà meno il dissenso di Italia viva, visto che sette ore di Consiglio dei ministri, due giorni fa, sono serviti anche ad accogliere molte osservazione del partito di Renzi.
Di sicuro, a chi parla di Stato di diritto i cui principi verrebbero violati, cambiando le norme in corso di contratto, da Palazzo Chigi replicano che lo Stato «ha tutto il diritto di intervenire per cambiare le clausole in essere, se ritiene che sussista un interesse pubblico». Si citano anche gli articoli del codice civile che autorizzano l’intervento, il 1339 e il secondo comma del 1419, il diritto dello Stato di imporre delle norme imperative a contratti in essere o ad inserire clausole che tutelano gli interessi pubblici.
Una ricognizione che lo stesso Conte ha fatto prima di modificare ulteriormente il testo del Milleproroghe che riguarda le concessioni autostradali in generale, non quella di Autostrade, perché su quella ci tiene a ricordare Conte esiste già, da mesi avviato, un procedimento di caducazione, con tanto di procedura presso il Mit, che deve ancora essere concluso.
Insomma per il presidente del Consiglio la nuova formulazione del testo non può che essere difesa da tutta la maggioranza, e chi non vuole se ne assumerà le responsabilità, perché si tratta di una disciplina di carattere generale che «vale erga omnes, che colma un vuoto normativo, che rende maggiormente protetti gli interessi pubblici», che interviene in un settore in cui negli anni passati troppi soggetti si sono fatti scrivere concessioni su misura, con guadagni miliardari e penali in caso di risoluzione altrettanto miliardarie: per Conte non proprio un sistema da vero Stato di diritto, anzi forse
proprio il contrario. Una situazione che ora almeno in parte verrebbe sanata.
Insomma per il presidente del Consiglio non si tratta di dare uno schiaffo a nessun imprenditore, non c’è alcun intento punitivo, o diretto verso un solo soggetto. Del resto anche Zingaretti ha detto che rafforzare le garanzie dello Stato è una buona cosa, pur auspicando che non ci siano giudizi sommari o colpi di mano su una revoca, quella verso Autostrade, che potrebbe essere «traumatica».
Una delle tante sfumature di una maggioranza che ha sulla materia idee diverse e in parte contrapposte, ma è proprio su questo punto che si inserisce il ragionamento che il premier ha fatto con i suoi collaboratori, perché «la soluzione che è contenuta nel decreto non è una soluzione punitiva per nessuno, ma anzi mira a migliorare in modo trasparente e uniforme tutte le concessioni, di strade e autostrade, riportando le conseguenze in caso di revoca al diritto comune previsto nel codice dei contratti pubblici».
È ancora il ragionamento che il capo del governo ha fatto anche nel corso del lunghissimo Cdm di due giorni fa, «si tratta di una soluzione equilibrata, che evita sperequazioni e trattamenti di favore di alcuni concessionari rispetto ad altri e nessuno può tacciarla di violare lo Stato di diritto visto che riporta al codice degli appalti».
Insomma una cornice normativa nuova che non dovrebbe
avere nulla a che fare o interferire con il procedimento di caducazione che è instaurato. Una cornice che alla fine dovrebbe convincere anche il partito di Renzi, che non avrebbe molto da guadagnare, osservano ancora a Palazzo Chigi, nel difendere gli interessi miliardari di Autostrade. Eppure proprio Renzi ha parlato di provvedimento da «azzeccagarbugli», dal sapore sudamericano, insomma non è stato tenero nel merito e nemmeno verso lo stesso Conte. Ma per Conte si tratta di polemiche senza fondamento, di un testo equilibrato che riporta maggiore forza sugli interessi pubblici, di un intervento che dopo anni spazza via anche norme di favore, di troppo favore, che nel passato sono state scritte ad hoc per gli interessi di aziende private.
Lo Stato di diritto Stato di diritto violato? No lo ripristiniamo con una soluzione in linea con il codice degli appalti