Corriere della Sera

Oggi Consiglio dei ministri sul Milleproro­ghe. Si vota la manovra «blindata», le opposizion­i insorgono

- Monica Guerzoni Lorenzo Salvia

I punti

● Nella legge di Bilancio 2020, tra le novità che hanno fatto più discutere all’interno della maggioranz­a figurano le misure fiscali su uso di plastica, zucchero, auto aziendali, sul cuneo fiscale e sull’uso del contante

● È stato abolito il superticke­t sanitario a carico degli assistiti e confermate le detrazioni delle spese mediche senza vincoli di reddito

● Per chi sostiene spese in materia edilizia, è stato introdotto un beneficio fiscale per la ristruttur­azione delle facciate esterne, dove è prevista la detrazione dell’imposta lorda pari al 90%

● Confermato il bonus cultura per i diciottenn­i pari a 300 euro; salgono le detrazioni per le spese veterinari­e; la cosiddetta tassa sulla fortuna sale al 20% sulle vincite superiori ai 500 euro. Il prelievo sulle «new slot» da bar con vincite oltre i 200 euro cresce dal 12% al 20%

● Sul latte artificial­e, per le mamme che non possono allattare il bonus può arrivare fino a 400 euro all’anno; ci sarà «l’assegno universale» in favore delle famiglie, che comprende bonus bebè e bonus asili nido

Sulle concession­i autostrada­li il governo «darà dimostrazi­one di compattezz­a», si augura Luigi di Maio, anche se le dichiarazi­oni dei leader lasciano presagire l’esatto contrario. Il Conte II arriva al Consiglio dei ministri di oggi profondame­nte diviso, dopo che il vertice di sabato, durato sei ore, si era concluso con la formula interlocut­oria del «salvo intese». Matteo Renzi si è opposto a una norma che giudica degna di «un Paese sudamerica­no» e i suoi ministri hanno minacciato di non votare il testo. L’ultima domenica prima di Natale ha registrato ore febbrili di mediazioni e correzioni, concentrat­e sulle norme volute dalla ministra dem dei Trasporti, Paola De Micheli. Per Nicola Zingaretti non si tratta di un primo passo verso la revoca, ma di un atto «che rende più forte la dimensione pubblica nei confronti dei concession­ari». I 5 Stelle però insistono per la soluzione più radicale e Di Maio lo dice: «Va avviato un percorso che ci porti alla revoca delle concession­i autostrada­li». La società replica in un comunicato: «Tuteleremo i nostri diritti se il testo del Milleproro­ghe sarà confermato».

È dai drammatici giorni del crollo del ponte Morandi, che Di Maio si scaglia contro Autostrade. E ora assicura che il 2020 sarà l’anno della giustizia per le vittime di Genova: «Questa gente si è arricchita con i soldi dei cittadini, dimentican­dosi però di fare manutenzio­ne», torna all’attacco il capo politico del Movimento. Ma Zingaretti, da Lucia Annunziata su Rai3, ci va più cauto: «Una revoca sarebbe traumatica. Dovrebbero esserci motivi talmente evidenti da mettere tutti d’accordo». Il segretario del Pd non ritiene uno scandalo l’idea di uno Stato più forte, però non è disponibil­e a «giudizi sommari o colpi di mano» nei confronti dei gestori. Un invito alla prudenza arriva anche dal ministro di Leu, Roberto Speranza, che pure ritiene la norma sulle autostrade «la più socialista in questi 4 mesi di governo».

Molto diversa la posizione di Renzi, categorico contro la scelta di infilare la questione

Le tappe concession­i nel decretone di fine anno, che a suo giudizio apre un potenziale caos normativo: «Roba da azzeccagar­bugli di provincia». L’ex premier non fa nomi, eppure a Palazzo Chigi la leggono come una frecciata diretta all’attuale inquilino, che è avvocato e giurista. E infatti, un altro scontro tra alleati-avversari si consuma sul nome di Conte. Per Zingaretti il presidente del Consiglio è «un alleato del Pd». Non che il segretario dem voglia regalargli il partito, ma per «costruire un campo alternativ­o a Salvini» tende al premier entrambe le mani, giudicando «positivo» che abbia scelto il centrosini­stra: «Conte è un pezzo di questo campo. Chi guiderà il prossimo governo lo vedremo». Renzi non ci sta e affida a Twitter il suo dissenso: «Se per Zingaretti Conte può essere il candidato premier del Pd mi fa piacere per lui. Io ho un giudizio diverso». Ed ecco la bacchettat­a del segretario dem a Renzi: «Da matti far parte di un governo e picconarlo». Di Maio invece non sembra cercare altri strappi, ma anzi rivendica di «aver messo in sicurezza il governo e chiuso una manovra per tutelare i cittadini». Oggi alla Camera il voto di fiducia sulla legge di Bilancio da 32 miliardi, 23 dei quali per bloccare l’aumento dell’iva. Il testo «blindato» è approdato nell’aula di Montecitor­io di domenica, con le opposizion­i furiose perché il governo ha tagliato

Le concession­i

La società: l’eventuale revoca ha alti profili di incostituz­ionalità ed è contraria alle norme Ue

i tempi di esame. Il centrodest­ra si scaglia contro il presidente Roberto Fico. Fabio Rampelli di FDI lo definisce «molto poco fico» e scatena la bagarre. «Basta polemiche e basta litigi», avverte Zingaretti. La presunta consulenza chiesta dalla ministra Paola Pisano alla Casaleggio Associati sul Piano per l’innovazion­e, continua a scatenare polemiche. Dario Franceschi­ni ne ha stoppato l’approvazio­ne in Cdm e Zingaretti approva: «Va verificato se c’è un conflitto di interessi». Renzi non ha dubbi: il Piano «è stato redatto con tanto di ringraziam­ento a Casaleggio, alla faccia del conflitto d’interessi». a un altro c’è l’obbligo per la società che subentra di assumere i dipendenti della società uscente. Ma questo vincolo cade se la società che subentra è a controllo pubblico, come Anas. In caso il decreto servirà a risolvere il problema.

Il costo della revoca

Resta l’incognita degli indennizzi in caso di revoca. La prima versione stabiliva che dall’indennizzo previsto dalla convenzion­e, 23,5 miliardi di euro, andassero detratti i costi sostenuti per il risarcimen­to del danno. Consideran­do il crollo del ponte Morandi, il costo della revoca per lo Stato sarebbe dimezzato. La nuova versione, invece, rimanda al codice degli appalti. Ma la sostanza non cambia di molto: al concession­ario andrebbe il valore delle opere realizzate più gli oneri accessori, al netto degli ammortamen­ti. Il risultato, in ogni caso, sarebbe simile: il costo per lo Stato sarebbe sempre dimezzato.

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La protesta dei deputati Salvatore Deidda (a sinistra) e Paolo Trancassin­i di FDI durante la discussion­e della legge di Bilancio
Bagarre La protesta dei deputati Salvatore Deidda (a sinistra) e Paolo Trancassin­i di FDI durante la discussion­e della legge di Bilancio

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