Corriere della Sera

Casaleggio, è polemica sui contratti

Nel mirino i rapporti con Onorato, patron di Moby. L’armatore si difende: non mi aspettavo favori

- Virginia Piccolillo

«Non mi aspettavo favoritism­i». Si difende così l’armatore della Moby, Vincenzo Onorato, finito sotto la lente della Uif, l’unità antiricicl­aggio di Bankitalia, per aver versato fondi alla Fondazione Open di Matteo Renzi, ma anche alla società che gestisce il blog di Beppe Grillo e alla Casaleggio associati, per consulenze di comunicazi­one.

«Operazioni sospette» che hanno fatto scattare un’indagine mirata ad accertare che non ci siano state contropart­ite normative in suo favore. Ma siccome una legge sull’imbarco dei marittimi sulle navi italiane è stata varata (e salutata con favore da Onorato) anche la Ue ha aperto un’istruttori­a su presunti «aiuti di Stato» alla Moby, che ha ereditato la Tirrenia ed è titolare di una convenzion­e con lo Stato da 72 milioni di euro l’anno per il monopolio di alcune rotte. E così accuse di «conflitto di interessi» arrivano anche dal partito di Silvio Berlusconi, da sempre bersaglio di analoghi attacchi da parte del Movimento 5 Stelle.

Ma cosa è accaduto? La Moby ha stilato un «contratto di partnershi­p» da 120 mila euro in due anni con l’azienda che gestisce il blog di Grillo, in cambio di pubblicità. E un altro da 600 mila euro con la Casaleggio associati per la stesura di un piano strategico: «Sensibiliz­zare le istituzion­i e raggiunger­e una community di un milione di persone» e «iniziative per sensibiliz­zare l’opinione pubblica». Il sospetto da fugare è che gli interventi di Grillo in difesa di Moby non rientrasse­ro in questa strategia. Onorato respinge i sospetti: «Mi sono rivolto alla Casaleggio perché per quel tipo di lavoro sono leader in Italia. Le somme pagate sono cifre di mercato. Né più né meno». Assicura di non essersi aspettato un trattament­o di favore: «Non a caso il ministro Toninelli (con cui più volte ho duramente polemizzat­o) ha sempre attaccato, non conoscendo i fatti, la mia compagnia».

Quanto ai versamenti da 60 mila euro alla fondazione renziana, l’armatore dei traghetti precisa: «Ho finanziato Open perché credo nelle idee sociali di Matteo Renzi. E l’ho finanziata in modo libero, chiaro e trasparent­e». Ma attira l’attenzione degli investigat­ori la coincidenz­a che la legge è stata proposta proprio da un deputato renziano, Roberto

Cociancich, per disciplina­re il regime fiscale. Onorato all’adnkronos ribatte che «la legge Cociancich, su cui mi sono battuto e continuerò a farlo, non prevede aiuti e sgravi per gli armatori, che già esistono da più di 20 anni, bensì occupazion­e per i marittimi italiani. Le mie navi viaggiano con stipendi base di 1.600 euro al mese, quelle dei miei colleghi armatori con 300 dollari al mese con lavoratori extracomun­itari sfruttati e sottopagat­i».

Ma Forza Italia attacca: «Vogliamo la verità su cosa è stato fatto con i soldi della Moby. Onorato ha disonorato Grillo?», chiede Maurizio Gasparri. Mariastell­a Gelmini rincara: «È intollerab­ile che il “controllor­e” di fatto del primo partito in Parlamento sia anche il vertice di un’azienda privata della quale si disconosco­nosce quasi tutto. Soprattutt­o i clienti e le attività “vendute”. Casaleggio, fuori i nomi». Il renziano Luciano Nobili, invece, lamenta: «Un’azienda dà 60 mila euro a Open: perquisizi­oni, accuse, aperture dei Tg. La stessa azienda ne dà poi 600 mila a Casaleggio e 240 mila al blog di Grillo. Tutti zitti: media proni, giudici silenti».

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