Corriere della Sera

E il capo di Rousseau toglie a Grillo lo scudo legale I due sempre più lontani

Stop alle parcelle per le querele, pesano sui conti

- di Tommaso Labate

ROMA «Davide, ci sarebbe poi quest’altra parcella…». «Avvocato, l’associazio­ne Rousseau non sarà più disposta a pagare per le cause di Beppe. Se dovesse continuare a farsi querelare per diffamazio­ne o altro, che paghi di tasca sua. Perché noi non possiamo né vogliamo più continuare a pagare per lui».

L’«avvocato» di questa storia si chiama Andrea Ciannavei e da anni è uno dei legali che, in giro per l’italia, difende sia il Movimento 5 Stelle sia Beppe Grillo. Il «Davide», facile, è Davide Casaleggio, presidente della Casaleggio associati oltre che dell’associazio­ne Rousseau. E «Beppe», ovviamente, è Grillo. I tre si sono ritrovati nel chiuso di una stanza all’hotel Forum di Roma esattament­e una settimana fa. E sono i protagonis­ti del giro di contatti incrociati su cui, negli ultimi mesi, s’è misurata la distanza ormai incolmabil­e che separa Casaleggio e Grillo.

I due, di fatto, non si parlano più. E la decisione di Casaleggio di togliere a Grillo quella specie di «scudo legale» di cui usufruiva in qualità di garante del M5S — di fatto, l’associazio­ne Rousseau si faceva carico di sostenere le spese legali del comico genovese — è un po’ causa e un po’ effetto di un divorzio ormai consumato ma tenuto al riparo tanto dalle comunicazi­oni ufficiali quanto da quelle ufficiose.

«I parlamenta­ri non pagano più la quota mensile a Rousseau. E questa storia va avanti ormai da mesi. Sono più quelli che non pagano che quelli che pagano», si è lamentato nelle ultime settimane Casaleggio. Nei bilanci dell’asssociazi­one Rousseau del 2018, divisi in più voci, ci sono quasi trecentomi­la euro di uscite alla voce «spese legali». Nella distribuzi­one della torta che si vede da un documento interno, la voce pesa il 16,6 per cento delle uscite, seconda soltanto al personale (20,8 per cento). Tanto per capirci, nel bilancio di Rousseau le spese legali hanno pesato molto di più della somma delle uscite per la «struttura tecnologic­a» (5,1) e la «sicurezza» (6,1) della piattaform­a su cu votano e agiscono i militanti del M5S.

Tra le uscite ci sono ottantasei­mila allo studio Lanzalone, quaranta allo studio Campoli Bellocchio per «consulenze», ventiquatt­ro per «transazion­i e cause locali», più sessantaqu­attromila con la dicitura «multa del Garante della privacy a Rousseau e a Beppe». Tolti i cinquantam­ila euro della multa del Garante e «dodicimila euro per le spese legali di un consiglier­e regionale abruzzese», quasi tutto il resto è finito in cause di Grillo. In alcuni casi, come i sessantaci­nquemila euro di parcelle dell’avvocato Ciannavei, il pagamento è stato posticipat­o a quest’anno, e quindi al 2019. Con l’arrivo del primo gennaio prossimo, e su questo le indicazion­i di Casaleggio sono state nettissime, si chiude anche la copertura delle spese di Grillo garantita da Rousseau.

È come se calasse il sipario su un’epoca. Grillo da una parte, Casaleggio dall’altra. E la situazione interna all’associazio­ne Rousseau è pronta a esplodere con le dimissioni che Max Bugani, custode dell’ortodossia del Movimento e anello di congiunzio­ne tra Casaleggio padre e Grillo, potrebbe presentare già oggi. Ufficialme­nte, per allontanar­e da sé i sospetti di un conflitto d’interessi tra la sua posizione di socio di Rousseau e l’incarico al Comune di Roma; in realtà, per essere stato scavalcato nella scelta di varare quel pacchetto di mischia di «facilitato­ri» di cui avrebbe scoperto l’identità solo a cose fatte, oltre che per aver visto sconfessat­a la sua idea di chiamarsi fuori dalle elezioni regionali in Emilia-romagna e in Calabria.

A meno di colpi di scena dell’ultim’ora, quindi, con le dimissioni di Bugani — oggi o nei prossimi giorni — lo psicodramm­a dell’associazio­ne Rousseau sarà visibile a occhio nudo. E i sondaggi arrivati negli ultimi giorni sulla scrivania di Davide Casaleggio raccontano che, fuori dalle segrete stanze del Movimento, la situazione non è migliore. In Emilia-romagna, lista e candidato non supererebb­ero il 5 per cento, con un trend in discesa. Certo, in teoria c’è un mese e passa di lavoro per rovesciare quei dati, visto che si vota il 26 gennaio. Il resto no, pare perso per sempre. Come l’amicizia, forse mai decollata per davvero, tra Grillo e Casaleggio.

Bugani verso l’addio Bugani è pronto a lasciare l'associazio­ne La situazione interna potrebbe esplodere

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