Corriere della Sera

Amiche dalle elementari «Attraversa­vano tenendosi per mano»

La telefonata al papà: sto tornando. Il dolore degli amici

- di Valeria Costantini e Erica Dellapasqu­a

Gaia aveva la valigia pronta per Barcellona, Camilla sognava di lavorare all’onu. Gaia e Camilla, compagne di banco, inseparabi­li nella vita e unite nella tragedia, mano nella mano ad attraversa­re il buio di Corso Francia.

Ragazze brillanti e studiose, amiche fin dalle scuole elementari, tornavano a casa dopo una serata trascorsa a pattinare con gli amici all’auditorium della Capitale. Pochi metri e sarebbero arrivate a casa, negli appartamen­ti dell’elegante quartiere Collina Fleming, a Roma nord. Felici come si può essere a sedici anni nel primo giorno di vacanze natalizie, con tanti regali da ricevere e feste a cui partecipar­e. Poi lo schianto sulla trafficata strada che porta ai locali della movida romana, le urla, l’allarme nelle chat degli amici che le avevano salutate da pochi minuti. Camilla Romagnoli, la timida che voleva viaggiare, Gaia la più intrepida, personalit­à travolgent­e come le onde che solcava in canoa con il padre.

L’ultima telefonata

«Hanno ucciso il mio angelo, chiedo giustizia»: dell’ultima chiamata con la figlia Gaia, Edward Von Freymann ricorda ogni parola, come l’orario preciso in cui ha sentito la voce della sua ragazzina per l’ultima volta. «Era mezzanotte e venti minuti. Mi ha detto: sto tornando papà»; poco più tardi invece è stato lui, costretto sulla carrozzina da un incidente in moto dieci anni fa, a farsi largo tra la pioggia per riconoscer­e il corpo della sua unica figlia. «Brave ragazze, piene di vita», è il ritratto che si ripete nelle parole straziate degli amici, riuniti fin dalla notte maledetta sul luogo dell’incidente. Si stringono l’uno con l’altra, si fanno forza per cancellare l’immagine delle due giovani, stese senza vita sull’asfalto bagnato, guardano la strada trafficata come se il tempo potesse tornare indietro, a una manciata di ore prima, quando ridevano e programmav­ano le festività natalizie. «Amore mio, domani saremmo partite, è assurdo», Gabriella, la mamma di Gaia non si dà pace, i biglietti dell’aereo sul comodino e quel viaggio per Barcellona ormai questione di ore, voluto per premiare quella figlia che dava infinite soddisfazi­oni.

Compagne di banco

Come l’amica Camilla frequentav­a il liceo linguistic­o Gaetano De Sanctis, poco distante dalle abitazioni delle ragazze che tra quelle aule dividevano tutto, lo stesso banco e i segreti da imprimerci sopra, gli amici e l’amore per lo sport. Con il padre Edward, Gaia aveva imparato a condivider­e anche la passione per il canottaggi­o: frequentav­ano i circoli sul fiume Tevere, riuscivano a trascorrer­e molto tempo insieme nonostante il divorzio dei due coniugi.

Avevano superato insieme anche l’altro dramma che aveva colpito la famiglia dieci anni fa: Edward, finlandese di origine, nato a Helsinki e oggi residente a Sperlonga, broker assicurati­vo come l’ex moglie, nel 2011 aveva avuto un incidente stradale in moto, dopo il quale era rimasto paralizzat­o. Nonostante i problemi e la disperazio­ne, si è fatto forza e oggi combatte per eliminare le barriere architetto­niche in Italia. «Mia figlia era diligente, chiamava quando tornava a casa e non sforava mai il coprifuoco, non posso credere che abbia scavalcato il guardrail, non è da lei», ripete, tra i singhiozzi, ancora Edward. «Si volevano molto bene Gaia e Camilla, erano sempre insieme, erano tanto diverse ma si completava­no l’una con l’altra» le ricorda Filippo, uno dei migliori amici delle ragazze.

«Doveva investire me»

«Aveva tanti progetti mia figlia, voleva andare all’estero, non è giusto, quell’auto doveva investire me, sarebbe stato meglio», le parole della mamma di Camilla dopo l’incidente: il papà Marino lavora proprio come fornitore del T-bone Station, noto locale della zona della movida di Ponte Milvio, dove è avvenuta la tragedia. Insieme alla figlia più grande, anche Marino è arrivato sul posto poco dopo lo schianto fatale. «Correvano mano nella mano, Gaia aveva scavalcato ma si è girata per controllar­e che Camilla stesse bene e in quel momento è finito tutto», il racconto dei testimoni conferma il forte legame delle due amiche, che progettava­no da giorni quell’uscita a pattinare. Un lutto, quello per Gaia e Camilla, condiviso dall’intera comunità, figlie di tutto il quartiere che ora si stringe intorno ai suoi angeli.

Il lutto

La madre disperata «Mia figlia aveva tanti progetti, quell’auto doveva investire me»

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Gaia von Freymann, 16 anni, frequentav­a il terzo anno al liceo De Sanctis, a Roma. Figlia di un ex ufficiale dei carabinier­i in congedo ora assicurato­re, era una sportiva: praticava canottaggi­o e pallavolo
(Proto) Gaia Gaia von Freymann, 16 anni, frequentav­a il terzo anno al liceo De Sanctis, a Roma. Figlia di un ex ufficiale dei carabinier­i in congedo ora assicurato­re, era una sportiva: praticava canottaggi­o e pallavolo
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Camilla Romagnoli, 16 anni, come l’amica Gaia frequentav­a il terzo anno del liceo Gaetano De Sanctis, a Roma. Il papà Marino lavora per una ditta di generi alimentari che rifornisce esercizi della zona
(Proto) Camilla Camilla Romagnoli, 16 anni, come l’amica Gaia frequentav­a il terzo anno del liceo Gaetano De Sanctis, a Roma. Il papà Marino lavora per una ditta di generi alimentari che rifornisce esercizi della zona

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