Di Maio: missione Ue per la Libia
In vista dell’arrivo a gennaio del generale Haftar a Roma, la Farnesina riceve l’ok da Berlino e Bruxelles
ROMA A una settimana dagli incontri avuti a Tripoli con il presidente Sarraj e a Bengasi col generale Haftar, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha deciso di bruciare i tempi per lanciare finalmente una missione Ue in Libia a guida italiana, con un incaricato speciale del governo nominato dalla Farnesina. Così, in queste ore, Di Maio ha già sentito al telefono il suo omologo tedesco Heiko Maas e l’alto rappresentate Ue Josep Borrell, che hanno subito accolto favorevolmente la proposta di Roma. Sarà lo stesso Borrell ad ingaggiare i francesi, che pure hanno mostrato interesse. Il ministro degli Esteri di Parigi, Jean-yves Le Drian, ora è in Messico e Di Maio conta di sentirlo nei prossimi giorni. «È importante questa missione Ue perché l’italia riprenda il suo ruolo guida, ma occorre essere realistici e coinvolgere tutti gli interlocutori, serve real-politik...», va ripetendo Di Maio ai suoi. Perciò, oggi stesso sentirà anche il segretario di Stato Usa Mike Pompeo e contatti sono in corso pure con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, così come con i governi di Ankara e Il Cairo, a cui però il capo della Farnesina chiede «passi avanti concreti». La tensione nell’area è altissima: il presidente turco Erdogan ieri ha ribadito che aumenterà il suo sostegno militare al governo di Sarraj a Tripoli in ogni forma. Annuncio arrivato 24 ore dopo la notizia che le forze di Haftar avevano sequestrato una nave cargo turca. Ecco perché l’italian way di Di Maio per riaffermare la leadership nel Mediterraneo dopo «il terreno perduto» non sarà di facile realizzazione. Rinnovato l’appoggio a Sarraj, il ministro degli Esteri prepara ora l’incontro a Roma, probabilmente a metà gennaio, col generale Haftar, che a Bengasi una settimana fa l’aveva accolto con parole piene di ammirazione: «Tu sei un modello per tanti libici, dovresti parlare ai giovani libici, rivediamoci...». La visita in Italia di Haftar, quasi in concomitanza con la conferenza di Berlino sulla Libia voluta da Angela Merkel, sarebbe una grande prova di forza del nostro Paese nei confronti degli altri competitor. Così, adesso c’è da nominare l’inviato speciale del governo per la Libia. Sul nome regna il riserbo. Dalla Farnesina dicono che sarà un ruolo a metà tra la diplomazia e la politica. Un profilo alto. Ma Di Maio è cauto: «Non voglio che inizi il suo lavoro con la conferenza di Berlino in corso».