Presidenziali, in testa l’opposizione
● Ieri, come prevede la nuova Costituzione, è stato eletto un nuovo primo ministro che affiancherà il presidente al governo
Per la prima volta dal 1976 Cuba ha un primo ministro. È il titolare del dicastero del turismo, Manuel Marrero Cruz «un uomo caratterizzato da modestia, onestà, capacità lavorativa, sensibilità politica e lealtà al partito e alla rivoluzione», come ha spiegato il presidente Miguel Diaz-canel.
La nomina è stata votata ieri all’unanimità dal Parlamento cubano e fa parte delle norme introdotte dalla nuova Costituzione,entrata in vigore la scorsa primavera. Ma più che una innovativa divisione di poteri fa parte di un processo di decentralizzazione e cambiamento generazionale volto a proteggere e rafforzare la leadership del partito comunista. «Il capo dello Stato sarà assistito dal primo ministro nello svolgimento delle sue funzioni di governo» ha spiegato Granma, il giornale ufficiale del partito comunista.
L’ultimo premier cubano era stato Fidel Castro che ricoprì la carica dal 1959, l’anno della rivoluzione cubana, al 1976 quando diventò capo del partito comunista, presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri. In quell’occasione il Líder Máximo decise di abolire la posizione perché superflua.
Marrero, architetto, 56 anni,
Il candidato del centrosinistra Zoran Milanovic, a scrutinio quasi ultimato, avrebbe ottenuto circa il 30 per cento dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali di ieri in Croazia, con un vantaggio di circa tre punti sull’attuale capo dello Stato, la conservatrice Kolinda Grabar-kitarovic (giunta quasi al 27 per cento). In base a questi risultati, il cantante folk Miroslav Skoro, dato dai sondaggi come possibile vincitore, non passerebbe al secondo turno. Secondo le analisi dei media nazionali, Skoro, che ha ottenuto circa il 24 per cento delle preferenze, ha attirato una parte dell’elettorato tradizionalmente favorevole all’unione democratica croata, il partito della Grabarkitarovic, e quest’ultima potrebbe quindi ribaltare il risultato al secondo turno attirando su di sé i voti dello sconfitto.