Corriere della Sera

«Il nostro amore nato sulla chat che dà speranza ai trapiantat­i»

Giancarlo e Maria Grazia: le nozze e una figlia

- Di Alessandro Fulloni

rivelata normale, felice».

Proprio al Sant’orsola, il 14 ottobre 2012, Giancarlo si sottopose al trapianto dopo aver contratto un’epatite fulminante dovuta a una cena a base di funghi «tra cui un’amanita phalloides, velenosiss­ima e letale». Subito dopo la mangiata in comitiva il vigilante ebbe «conati e svenimenti; ma ebbi la lucidità di capire che la causa stava in quei funghi che riuscii a portare al Sant’orsola per l’analisi». «In genere si sopravvive un giorno o due — prosegue la guardia giurata — ma io ressi sino alla sera del quarto quando arrivò in extremis un organo ed ero a un passo dalla

Neogenitor­i Giancarlo Genova, 35 anni, e Maria Grazia Boccadoro, 41, con la figlia Sara morte». A salvarlo fu il professor Antonio Pinna, tra i massimi esperti mondiali di trapianti di fegato e un curriculum che comprende, oltre a una cattedra universita­ria in Chirurgia generale a Bologna, ruoli importanti in cliniche a Pittsburgh e Miami. Da pochi giorni il medico ha lasciato gli Emirati dove, per due anni, si è occupato della costruzion­e del sistema dei trapianti. Adesso Pinna ha un nuovo incarico presso la Regione Emilia-romagna e qui — «felice di poter mettere a disposizio­ne le mie competenze», dice orgoglioso — potenzierà ulteriorme­nte la rete degli interventi. Pure lui grande appassiona­to di football americano — a Pittsburgh operò anche il presidente degli Steelers— il professore ricorda quando «spinsi il mio ex paziente a tornare a giocare al più presto».

Il medico

La commozione del chirurgo: «Due vite salvate e una bimba con un futuro davanti»

Giancarlo ricorda che «la prima sfida post-operazione fu contro gli Hogs di Reggio Emilia — contro cui anni prima aveva perso un Super Bowl — e a fine partita scrissi ai genitori del giovane ventenne donatore che se ero “ancora in campo è grazie a vostro figlio”».

Maria Grazia racconta di avere sofferto di fibrosi epatica congenita sin da bambina, «patologia subito diagnostic­ata dalla sanità siciliana di cui — spiega — posso parlare solo bene. A 18 anni ricevetti un nuovo fegato. E tornai a una vita normale. L’incontro con Giancarlo e l’arrivo di Sara me l’hanno cambiata ancora, in meglio». Parole che oggi commuovono il professor Pinna: «Il saldo di questa bella storia è positivo. Due trapianti, due vite salvate. E una bimba che può guardare al futuro con serenità».

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