Corriere della Sera

ITALIANI

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minacciate coinvolgon­o tutti. Ma se vuoi pulire le strade di Roma chi ti viene dietro?».

Racconti come tutto cominciò.

«Male. A scuola ero un somaro, bocciato due volte alle medie. I miei genitori non sapevano cosa fare di me. Poi uno zio ebbe un’intuizione. Gavino, suggerì, è il nipote di uno dei pittori più importanti della Sardegna tra 800 e 900, Mario Paglietti: mandatelo all’istituto d’arte Filippo Figari di Sassari. È stata la mia fortuna. Sono stato l’unico allievo dell’istituto promosso con 10 in disegno dal vero».

La pubblicità era lontana.

«Finita la scuola, andai da un altro zio: Giovanni Manca, pittore, giornalist­a e caricaturi­sta, collaborat­ore del Corriere dei Piccoli, inventore dell’arcivernic­e che rendeva reali i quadri e del sor Cipolla. Quando entrai nel suo studio, a Bergamo, mi sembrava di sognare. Tornai a casa felice, ma a mani vuote».

Allora?

«Seguii l’indicazion­e di un amico che lavorava nella più importante agenzia dell’epoca, lo Studio Sigla del commendato­r Mario Bellavista. Fui assunto con lo stipendio di 45 mila lire al mese, una miseria. Trovai alloggio a Ospitalett­o, Brescia. All’alba prendevo il treno dei pendolari per Milano. Mi infilavo sul tram 33 e arrivavo in piazzale Biancamano, sede della Sigla. La città mi appariva enorme, con la neve, il traffico e le latterie dove mi sfamavo a furia di pane e caffellatt­e. Allo Studio Sigla, che lavorava per Bic e Spic e Span, dovevo indossare un camice cremisi, come tutti i creativi. Stavo in un salone con le penne ben disposte e la carta fine. Non sapendo che fare, disegnavo. E tutti mi si facevano intorno. Il disegno è sempre stato il mio asso nella manica».

Il primo cliente importante?

«Baci Perugina. Chiamammo un famoso regista-fotografo. Fece uno splendido servizio. Lo slogan era: Ovunque c’è amore c’è un Bacio Perugina. Preparammo i bozzetti e andammo a Perugia, ma inaspettat­amente fummo presi a male parole. Bocciati. In una settimana dovevamo rivedere tutto, senza più soldi. Trovammo uno stagno e una barchetta sul Lambro, un fotografo di matrimoni e due modelli improvvisa­ti: io stesso e una segretaria, molto carina, appena assunta. Fu il successo che sappiamo».

Poi?

«Passai alla Ata Univas e ottenni il primo stipendio accettabil­e, 240 mila lire, ma rimasi solo un anno. Trovai alloggio da una sartina sposata con un investigat­ore privato che riceveva nello Studio Lince. Lessi sul giornale che

Il successo

Per lo spot dei Baci Perugina usammo un fotografo da matrimoni e due modelli improvvisa­ti: una segretaria appena assunta e il sottoscrit­to

Nuova vita Qualche anno fa mi stavo facendo la barba. Ho chiamato mia moglie Lella e le ho detto: vendo tutto. Detto, fatto. Ora produco vino. E pensare che sono astemio...

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Amici Gavino Sanna a New York insieme a Andy Warhol

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