DA LUKAKU A ESPOSITO: IL MOTORE DELLA CIVILTÀ? DARE FIDUCIA AL GIOVANE
Non è stato solo un gesto di gentilezza. Quando Romelu Lukaku ha preso il pallone e l’ha lanciato al diciassettenne Sebastiano Esposito perché tirasse lui il rigore, qualcuno avrà pensato, quasi per riflesso automatico, alle curve che dall’inizio dell’anno intonano buuu e insulti razzisti anche contro Lukaku. Riflesso automatico verso gli idioti: vedete di cosa è capace quello che voi disprezzate? Riflesso automatico a sua volta assurdo, perché: 1. ai razzisti non importa nulla della nobiltà d’animo, 2. non ci sarebbe bisogno di nessuna «controprova» di altruismo per bandire ogni tipo di discriminazione. Non ci sarebbe stato bisogno di aspettare che Lukaku, l’attaccante belga di origine africana, facesse un regalo plateale al suo compagno per definire un deficiente o un criminale chiunque insulti un nero. Dunque? Nero o bianco che sia, un centravanti che ambisce a vincere la classifica dei marcatori, in un momento delicato della partita (sul 2-0 nulla è deciso), cosa fa? Pur essendo il primo rigorista, rinuncia ad andare sul dischetto e porge il pallone al suo giovanissimo compagno, per regalargli una fetta di gloria: infatti Esposito segna ed entra nella storia (è il più giovane interista ad aver mai segnato nel suo stadio). Ma avrebbe potuto sbagliare. E anche per questo il gesto del ventiseienne Lukaku ha un valore speciale: dando quella responsabilità al suo giovane amico si è assunto a sua volta una grande responsabilità. E allora, al di là del nero e del bianco, in quel passaggio di pallone c’è il motore della civiltà: il più vecchio che dà fiducia al giovane, il giovane che accetta la sfida, trasformando l’ammirazione (per il campione) in commossa riconoscenza. Però poi è inevitabile: che grandiosa lezione di umanità a certi imbecilli che non sanno neppure che l’umanità non ha razze. Non raccoglieranno mai la lezione? Doppiamente imbecilli. Peggio per loro (e purtroppo un po’ per tutti).