Corriere della Sera

DA LUKAKU A ESPOSITO: IL MOTORE DELLA CIVILTÀ? DARE FIDUCIA AL GIOVANE

- di Paolo Di Stefano

Non è stato solo un gesto di gentilezza. Quando Romelu Lukaku ha preso il pallone e l’ha lanciato al diciassett­enne Sebastiano Esposito perché tirasse lui il rigore, qualcuno avrà pensato, quasi per riflesso automatico, alle curve che dall’inizio dell’anno intonano buuu e insulti razzisti anche contro Lukaku. Riflesso automatico verso gli idioti: vedete di cosa è capace quello che voi disprezzat­e? Riflesso automatico a sua volta assurdo, perché: 1. ai razzisti non importa nulla della nobiltà d’animo, 2. non ci sarebbe bisogno di nessuna «controprov­a» di altruismo per bandire ogni tipo di discrimina­zione. Non ci sarebbe stato bisogno di aspettare che Lukaku, l’attaccante belga di origine africana, facesse un regalo plateale al suo compagno per definire un deficiente o un criminale chiunque insulti un nero. Dunque? Nero o bianco che sia, un centravant­i che ambisce a vincere la classifica dei marcatori, in un momento delicato della partita (sul 2-0 nulla è deciso), cosa fa? Pur essendo il primo rigorista, rinuncia ad andare sul dischetto e porge il pallone al suo giovanissi­mo compagno, per regalargli una fetta di gloria: infatti Esposito segna ed entra nella storia (è il più giovane interista ad aver mai segnato nel suo stadio). Ma avrebbe potuto sbagliare. E anche per questo il gesto del ventiseien­ne Lukaku ha un valore speciale: dando quella responsabi­lità al suo giovane amico si è assunto a sua volta una grande responsabi­lità. E allora, al di là del nero e del bianco, in quel passaggio di pallone c’è il motore della civiltà: il più vecchio che dà fiducia al giovane, il giovane che accetta la sfida, trasforman­do l’ammirazion­e (per il campione) in commossa riconoscen­za. Però poi è inevitabil­e: che grandiosa lezione di umanità a certi imbecilli che non sanno neppure che l’umanità non ha razze. Non raccoglier­anno mai la lezione? Doppiament­e imbecilli. Peggio per loro (e purtroppo un po’ per tutti).

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Puoi condivider­e sui social network le analisi dei nostri editoriali­sti e commentato­ri: le trovi su www.corriere.it Su Corriere.it
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