Carbone per noi che voltiamo la testa
Auguri sentiti, al di là di tutte le confessioni e gli ideali professati, ai perseguitati che vengono vessati senza che noi europei e occidentali, i campioni dell’ipocrisia e della declamazione retorica sui diritti e valori universali, apriamo bocca per denunciare quei crimini. Auguri ai curdi, inseguiti e discriminati dalle feroci milizie turche, dopo che avevano eroicamente fronteggiato l’isis. Auguri agli uiguri, la minoranza musulmana in Cina, deportati a centinaia di migliaia nei campi di concentramento nel silenzio di chi non vuole turbare i proficui rapporti con Pechino. Auguri ai morti e rifugiati del popolo islamico Rohingya, massacrato dalla Birmania di San Suu Kyi, incredibilmente Premio Nobel per la pace. Auguri ai cristiani dell’arabia Saudita uccisi perché in possesso di un rosario o di un crocefisso, ai cristiani del Pakistan accusati di blasfemia solo perché onorano il loro Dio, ai cristiani della Nigeria sterminati dai fanatici terroristi islamisti. Auguri alle donne che in Iran si strappano in piazza il velo dell’oppressione e vengono incarcerate e oppresse. Auguri agli omosessuali russi che a Mosca vengono picchiati con inaudita violenza non appena osano manifestare il loro orgoglio gay. Auguri agli omosessuali palestinesi perseguitati e costretti a riparare nel civile e democratico Stato di Israele. Auguri ai siriani fatti fuori a centinaia di migliaia dal tiranno Assad, nel silenzio complice della comunità internazionale. Auguri a Ayaan Hirsi Ali, messa al bando dalle università americane prese in ostaggio dai fanatici intolleranti che non sopportano le sue battaglie contro il fondamentalismo islamista. Auguri ai profughi dei campi di concentramento in Libia che scappano dalla miseria più totale, torturati e stuprati nell’assoluta impotenza dell’onu e dell’europa che consegna silente la Libia alla Russia e alla Turchia di Erdogan, e che suscitano attenzione solo se a pochi chilometri dalle cose europee. Auguri ai venezuelani vessati dal regime di Maduro, ai cubani vessati dal regime castrista, al popolo dell’amazzonia vessato dal regime di Bolsonaro. Auguri a tutti loro, e carbone amaro a vagonate per noi che voltiamo la testa dall’altra parte, che preferiamo far finta di niente per non rovinare i rapporti con le potenze che reggono l’economia del mondo. Per la difesa dei diritti umani non c’è più posto.
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