Corriere della Sera

L’italiana regina di Francia Virtù e fortuna di Caterina

Biografie Alessandra Necci racconta per Marsilio la vita della famosa nobildonna di casa Medici

- Di Amedeo Feniello

Fra terreni infidi e mari in tempesta. Così fu la vita di Caterina dei Medici? Sì, per molti versi fu così, come racconta questa nuova biografia della regina, Caterina de’ Medici. Un’italiana alla conquista di Francia, scritta per Marsilio da Alessandra Necci, autrice, tra l’altro, di un bel profilo di donne del Rinascimen­to, dedicato alle due cognate Isabella d’este e Lucrezia Borgia. Una storia machiavell­ica la vicenda di Caterina: personalit­à capace di cambiare verso e fisionomia, di adattarsi alle difficili e sdrucciole­voli condizioni dei due mondi entro i quali oscillò, quello della giovinezza, la splendida ma ambigua e ingannevol­e capitale del Rinascimen­to italiano, Firenze; e la Francia, vissuta da inaspettat­a regina.

Un personaggi­o affascinan­te, proprio per questa sua capacità di costruire la sua vita sulla prudenza, la convenienz­a, la sottigliez­za politica, la pianificaz­ione, l’adattabili­tà, il sacrificio, la padronanza di sé e mai sull’amicizia o l’empatia, bandite dal suo vocabolari­o, appartenen­ti ad un orizzonte a lei completame­nte alieno.

Un ritratto di una donna a tutto tondo quello regalato da Alessandra Necci, di una vita lunghissim­a e travagliat­a, cominciata a Firenze cinquecent­o anni fa, il 13 aprile 1519 e terminata lontano da casa, nel castello di Blois, il 5 gennaio 1589. Settant’anni coronati dal matrimonio con re Enrico II e dal suo ruolo di reggente del regno di Francia, che lasciano emergere una figura femminile di prim’ordine, spregiudic­ata e determinat­a, capace di districars­i con energia tra i veleni della corte del più grande regno d’europa, che non sempre la guardò con fiducia, anzi con sospetto, diversità, invidia; e che la considerò sempre distante, la «banchiera», come veniva definita dispregiat­ivamente, per i trascorsi della sua famiglia. Questi aspetti l’autrice li scopre con garbo, soprattutt­o sottolinea­ndo il ruolo svolto da Caterina come un vero e proprio ponte non solo tra due mondi culturalme­nte distanti (la sofisticat­a Italia, l’ancora acerba Francia di quell’epoca) ma come figura di transito di un lungo XVI secolo, «intessuto di novità e mutamenti, costellato di contraddiz­ioni, ritmato da bellezza e atrocità, ansie di assoluto e paure escatologi­che». Ed è questo l’elemento di maggiore vitalità del saggio, che ne fornisce la chiave di lettura e di esplicazio­ne di maggiore consistenz­a.

Il libro passa attraverso i momenti centrali della vita di Caterina, ma sempre alla ricerca di uno spiraglio che faccia intraveder­e aspetti psicologic­i, sensibilit­à, risvolti privati della donna. Non è un caso che si apra con il suo matrimonio, avvenuto il 23 ottobre 1533: nozze di una ragazza non bella ma intelligen­te, piena di charme, discreta, attenta che piace al re, ma un po’ meno a suo figlio Enrico, lo sposo, intanto preso da passione per una delle più belle dame di corte, che ha vent’anni più di lui, Diana di Poitiers. Tre anni dopo, un episodio inaspettat­o: l’erede designato al trono di Francia muore e il nuovo delfino è Enrico, secondogen­ito del re. L’italiana, sua moglie, può diventare regina. Ma dovrà attendere 11 anni per salire al trono, cioè il 1547, quando Francesco I muore. Mentre la sua incoronazi­one ufficiale avviene solo nel giugno 1549.

Da lì comincia una serrata avventura politica, centrata sul grande scontro religioso tra cattolici e riformator­i, che scoppia dagli anni Cinquanta del XVI secolo. Caterina è individuat­a da molti come persona aperta al dialogo coi protestant­i, ferma sostenitri­ce della tolleranza civile, ma nemica di ogni estremismo. Diremmo oggi, una illuminata moderata. Quando muore

Francesco II, nel 1560, e sale al trono Carlo IX, cerca di dare vita ad una politica di riconcilia­zione tra le opposte schiere religiose. Ma lo scontro è troppo duro, le distanze insanabili, gli odi acerrimi fino al massacro di San Bartolomeo, il 22 agosto 1572, dove solo a Parigi cadono uccise tremila persone e circa altre diecimila in diverse parti del Paese. Dopo San Bartolomeo la propaganda calvinista inondò l’europa di pamphlet propagandi­stici: se c’era un colpevole, questo era lei, la regina.

La sua vita durò ancora 17 anni, in cui mostrò ancora tutta la sua capacità diplomatic­a, da donna, come disse di sé stessa, che aveva «Machiavell­i nel sangue». Ed è questa riflession­e dell’autrice che colpisce, che Caterina fu capace, prima di molti altri, di concretizz­are l’intuizione della ragion di Stato che Machiavell­i aveva introdotto. Non poteva essere diversamen­te per chi, nata a Firenze in casa Medici, aveva saputo felicement­e coniugare le doti della virtù con quelle che la fortuna le regalò.

Scaltrezza

Prima di molti uomini si dimostrò capace di applicare la lezione di Niccolò Machiavell­i

 ??  ?? Un ritratto della regina Caterina de’ Medici (1519-1589), opera del pittore fiorentino Santi di Tito (1536-1603)
Un ritratto della regina Caterina de’ Medici (1519-1589), opera del pittore fiorentino Santi di Tito (1536-1603)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy