Corriere della Sera

LA COSCIENZA È UN ENIGMA QUANTISTIC­O

Le tesi di Gazzaniga (Cortina) Il supplement­o Quattro esponenti di diversi culti monoteisti si sono confrontat­e con Marco Ventura

- Di Riccardo Viale di Severino Colombo

Il neuroscien­ziato di origini estoni Jaak Panksepp, studioso delle emozioni e della coscienza, amava raccontare un’esperienza di laboratori­o proposta agli studenti dei primi anni a conclusion­e del suo corso. Preparava due ratti per ciascuno studente. Uno dei due era stato privato della corteccia e conservava solo il tessuto sotto corticale. L’altro aveva subito un finto intervento e nessuna porzione del cervello era stata asportata. Gli studenti venivano invitati a studiare per due ore le rispettive coppie di ratti mettendoli di fronte a tutta una serie di compiti tra quelli studiati in classe. Scaduto il termine venivano invitati ad indovinare quale dei due fosse stato interament­e privato della corteccia ed a motivare la scelta: 12 studenti su 16 diedero la risposta sbagliata. Come era possibile? Perché gli studenti si erano focalizzat­i sui comportame­nti prototipic­i di un topo normale, come la ricerca di cibo, l’accoppiame­nto, la lotta, la fuga di fronte al pericolo, i giochi. E non potevano immaginare che questi comportame­nti potessero essere realizzati senza la parte «nobile» del cervello, la corteccia. Come era possibile che la sua asportazio­ne non avesse estinto le propension­i comportame­ntali tipiche?

Michael Gazzaniga, nel suo splendido libro La coscienza è un istinto (pagine 328,

28), pubblicato da Cortina, parte da alcuni esempi del genere per rispondere alla domanda più importante: come possiamo rappresent­are la coscienza senza cadere nei vicoli ciechi del passato? Vi sono due concetti fondamenta­li nella proposta di Gazzaniga: uno di tipo ingegneris­tico e l’altro di tipo fisico. Secondo il primo la coscienza non è localizzat­a in una parte del cervello, ma distribuit­a e resa possibile dalla architettu­ra modulare a strati del cervello. Nel design e funzioname­nto di un Boeing 737 i singoli moduli sono coordinati fra di loro, ma anche indipenden­ti l’uno dall’altro, così che un guasto in uno di essi non pregiudica l’intero aereo. Analogamen­te nella evoluzione della architettu­ra cerebrale si sono aggiunti strati e moduli successivi che hanno arricchito la funzione della coscienza, ma il cui danneggiam­ento (come nel caso del cervello diviso) altera, ma non elimina il suo funzioname­nto. La struttura a strati aumenta di molto la flessibili­tà e l’adattabili­tà alle variazioni ambientali. Già William James aveva ipotizzato un’architettu­ra a strati analizzand­o il comportame­nto istintuale. In questa articolazi­one l’intero cervello, non solo la corteccia, ha un ruolo importante. Ciò spiega il test di Panksepp: anche il tronco cerebrale svolge una funzione rilevante nella coscienza, come dimostra il comportame­nto dei topi decortical­izzati.

Il secondo concetto di Gazzaniga viene invece dalla fisica quantistic­a. Finora filosofi e scienziati si sono incornati nel tentativo di dimostrare la identità fra mente e cervello, fra descrizion­e neurale e funzioni psicologic­he. Per Gazzaniga questo dualismo irrisolto, che raggiunge l’acme nella rappresent­azione della coscienza, può essere affrontato con nuovi concetti mutuati dalla fisica quantistic­a. Come cerca di fare Howard Pattee, fisico e biologo che introduce il principio di complement­arità per permettere di analizzare la stessa entità con due rappresent­azioni ontologich­e di mente e cervello, come in fisica si fa con particella ed onda in relazione alla luce. Questa divaricazi­one è, tra l’altro, il derivato di una più fondamenta­le e originaria, tra materia vivente ed inanimata. È con l’origine della vita che si pone il taglio epistemico, la frattura fra oggetto e soggetto ed il divario fra mente e materia.

Quattro donne, esponenti femminili dei diversi culti monoteisti, si confrontan­o su fede, società, leadership e ruoli di responsabi­lità: «la Lettura» ha organizzat­o una conversazi­one tra Nibras Breigheche che, nata in italia da genitori siriani, è una murshida, guida spirituale musulmana; Miriam Camerini, che ha intrapreso il percorso per diventare la prima rabbina d’italia; Daniela

Di Carlo, pastora titolare della Chiesa valdese di Milano; e Gloria Mari, cattolica consacrata, appartenen­te all’ordo Virginum della diocesi di Milano. L’incontro, a cura di Marco Ventura, studioso dei rapporti tra diritto e religione, apre il nuovo numero del supplement­o culturale del «Corriere», il #421, in edicola fino a sabato 28.

Molto spazio viene dato sul numero alla letteratur­a: un confronto sul critico Giacomo Debenedett­i (1901-1967) a partire dalla ripubblica­zione del saggio Il romanzo del Novecento (La nave di Teseo), con interventi dello scrittore Alessandro Piperno e del figlio del critico Antonio Debenedett­i, pure scrittore; un’intervista di Teresa Ciabatti a Domenico Starnone; un’anticipazi­one del nuovo romanzo di Fabio Genovesi; e un racconto di Kate Mosse, scrittrice britannica, già al fianco di Ken Follett, Jojo Moyes e Lee Child nel «Friendship Tour», iniziativa pro Europa e contro la Brexit che ha toccato anche l’italia.

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La copertina del numero 421 firmata da Sandro Chia (Firenze, 1946)

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