Corriere della Sera

Allevi: spirituali­tà per combattere i conformist­i di oggi

«No alla trap e agli intellettu­ali nichilisti»

- Barbara Visentin

«M i piace andare in direzione opposta a quel che vedo. Leggo i testi delle canzoni trap e vi trovo crudezza e disincanto, nei filosofi contempora­nei trovo nichilismo. Così immagino un futuro avvolto da una nuova spirituali­tà». Giovanni Allevi, nell’ultimo disco Hope uscito il 15 novembre, con cui sta girando l’italia in tour, per la prima volta ha inserito il canto nelle composizio­ni.

Le voci bianche dei Pueri Cantores della Cappella musicale del Duomo di Milano e il coro dell’opera di Parma rispondono proprio al suo desiderio di sacro, spiega il pianista e compositor­e di Ascoli Piceno: «Le voci mi hanno regalato un incanto e un candore che sono usciti di scena dalla società. E nei primi concerti vedo persone che piangono di commozione, facendomi pensare che ci sia bisogno di questa spirituali­tà. Spesso mi sento in linea con un’esigenza collettiva ancora nascosta e questo mi sorprende, vista la mia indole asociale».

Hope unisce composizio­ni di Allevi a sue personali riletture

Cd e tour

● Giovanni Allevi è in tour con il suo ultimo disco, «Hope» uscito il 15 novembre

● Per la prima volta nella sua carriera artistica ha inserito il canto nelle composizio­ni dei brani di classici natalizi, in un album di speranza, come suggerisce il titolo, che nasce però dal buio: «Non mi reputo un ottimista, ma sono convinto che le persone disadattat­e e incomprese contengano il germe del futuro e sia a loro che dobbiamo guardare, non a chi è integrato in questo momento di massimo splendore del conformism­o».

Viene in mente la trama di Joker, ma anche se la partenza è simile, l’esito è diverso, spiega Allevi: «Spero si riesca a guardare oltre le apparenze, ad avere rispetto per la diversità, ad abbracciar­e l’accoglienz­a, liberandoc­i da stereotipi e condiziona­menti. E non voglio relegare la speranza a un futuro lontano, quanto proporne un significat­o nuovo, perché la speranza è potentissi­ma». Fondamenta­le, secondo la sua visione, è il ruolo della donna: «Spero che il femminile diventi centrale nella società. Per troppo tempo la donna è stata fuori di scena o inquinata da stereotipi, ma non è un mistero che ora il mondo maschile si stia accorgendo del suo talento straordina­rio». Un altro augurio del pianista e compositor­e

Pianoforte e palloncini Pianista e compositor­e, Giovanni Allevi è nato ad Ascoli Piceno il 9 aprile 1969. Ha il diploma al Conservato­rio sia in pianoforte sia in composizio­ne e si è laureato in Filosofia con lode è un riavvicina­mento alla natura: «Il mondo ipertecnol­ogico e artificial­e ci ha privato di questo contatto e con esso del contatto col divino. Siamo costanteme­nte sotto i riflettori, ma dobbiamo armonizzar­ci con la natura e la sua discrezion­e».

Eterno Peter Pan, spesso considerat­o un enfant terrible della musica classica contempora­nea, Allevi nel 2019 è arrivato al giro di boa dei 50 anni: «Non ci ho badato assolutame­nte, non amo ricorrenze e bilanci, non sono aristoteli­co — commenta —. Quel che posso dire è che sono contento di aver curato, negli ultimi 10 anni, l’alimentazi­one e l’attività fisica, così gestisco meglio i tour e gli spostament­i. Penso di esserci arrivato bene». Il suo auspicio, però, è di ritrovare uno sguardo più fanciulles­co: «Qualche settimana fa, a Tokyo, ho fatto un concerto abbastanza disastroso — rivela —. Ho avuto dei vuoti di memoria, un tremore alle mani. Così ho vagato per la città a riflettere. Mi sono accorto di aver perso l’incoscienz­a dell’inizio, dei miei 10 anni, di quando mi buttavo». Così, da questa constatazi­one, arriva una nuova speranza: «Spero che le persone possano riprendere contatto col bambino e il folle che sono stati, uscendo dalle righe in un mondo che non ti perdona mai niente».

Gli incompresi «Sono convinto che le persone disadattat­e contengano il germe del futuro»

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