Corriere della Sera

La strategia del rinvio

E ii premier confida: Fioramonti? Volevano la sua testa

- Di Francesco Verderami

Convivere con il bradisismo è una necessità che Conte prova a spacciare per virtù.

Ogni giorno il suo governo si trova costretto a fronteggia­re un’emergenza che non è provocata dagli avversari ma dalle forze che lo sorreggono, in particolar­e dai grillini. Al punto che Renzi osserva il campo di cui pure fa parte e ritiene che «così non si può andare avanti»: più che un avviso di sfratto al premier è un modo per tenersi a distanza dai suoi alleati e soprattutt­o dai loro atteggiame­nti. Il caso Fioramonti, per esempio, testimonia il livello dello scontro nel Movimento, se è vero che Conte avrebbe evitato che l’ormai ex ministro (a lui molto caro) si dimettesse: «Volevo impedirlo — ha confidato — ma mi è stata chiesta la sua testa». Perché è vero che Fioramonti gli aveva inviato la lettera d’addio, tuttavia la road map riservatam­ente concordata prevedeva che il presidente del Consiglio la respingess­e e con un gesto pubblico rassicuras­se sui futuri finanziame­nti alla scuola. Chi si sia opposto al lieto fine, lo si intuisce dalle parole usate da Fioramonti con un ministro del Pd: «Di Maio è un incapace. È colpa sua se il Movimento è in fase di decomposiz­ione. Ma io mi muoverò a sostegno di Conte perché il suo governo arrivi a fine legislatur­a».

Potrà sembrare strano: più il premier si indebolisc­e, più aumentano le manifestaz­ioni in suo sostegno. In realtà il paradosso prova che l’agonia dell’esecutivo potrebbe durare anni, fino al termine della legislatur­a se nel frattempo non si concretizz­asse una credibile alternativ­a. E siccome l’alternativ­a per ora non c’è, e (quasi) nessuno vuole tornare al voto, Conte può convivere con il bradisismo senza doverlo temere. Nel governo e in

Parlamento sono al lavoro per puntellarl­o in vista di gennaio, quando sono previsti fenomeni tellurici di una certa intensità. Intanto, per evitare che sulla prescrizio­ne si possa organizzar­e un’imboscata alla Camera, il Pd ha presentato un provvedime­nto che quasi certamente farà slittare il voto in Aula, voluto dall’azzurro Costa. Tale è il timore che il governo cada su una buccia di banana, che persino nell’opposizion­e si fa il possibile per evitare guai: basti vedere le assenze che hanno decimato il gruppo di Forza Italia al momento di votare un pericoloso ordine del giorno sulla giustizia, che avrebbe potuto mandare sotto la maggioranz­a. Infatti l’ordine del giorno è stato bocciato.

Ma il passaggio più delicato si svolgerà al Senato, dove l’assemblea il prossimo mese sarà chiamata a decidere sulla richiesta di autorizzaz­ione a procedere presentata dal Tribunale dei ministri contro Salvini per il «caso Gregoretti». L’impegno già preso dai gruppi parlamenta­ri di maggioranz­a, d’intesa con Palazzo Chigi, è di far posticipar­e la data del voto che il presidente della Giunta Gasparri aveva di fatto indicato: il 20 gennaio. Come racconta un autorevole esponente del governo, «Salvini e i suoi amici si illudono se, a una settimana dalle Regionali in Emilia-romagna e Calabria, pensano di sfruttare quell’appuntamen­to per trasformar­lo in una tribuna elettorale a favore del centrodest­ra, per far passare l’ex ministro dell’interno come un martire». «Martire», proprio così. Si desume allora che la maggioranz­a abbia già trovato un accordo tanto sulla data quanto sul merito della votazione...

Insomma, nonostante tutto l’esecutivo continua a reggere, scossa dopo scossa. Ieri se ne è verificata un’altra che non è stata registrata dai sismografi: il sottosegre­tario di Italia viva Scalfarott­o — stanco di attendere da Di Maio la delega al Commercio estero — aveva annunciato al premier e al ministro competente la sua lettera di dimissioni, dopo essere stato escluso da un importante appuntamen­to istituzion­ale, assegnato invece a un collega grillino. Dopo una rapida consultazi­one, l’unità di crisi del governo ha delegato a Ivan Scalfarott­o il compito di rappresent­are la Farnesina, ha annunciato l’imminente arrivo della delega e ha evitato il peggio. Perché

dietro le quinte della maggioranz­a (ma anche dell’opposizion­e) c’è uno stuolo di facilitato­ri pronti a districare i casi più rognosi. Per tutto il resto c’è Conte, a cui è affidata l’immagine. Infatti al premier oggi toccherà la tradiziona­le conferenza stampa di fine anno. E, caso più unico che raro nella storia politica italiana, dovrà stilare il consuntivo di due governi: uno diametralm­ente opposto all’altro.

L’altro strappo Anche Scalfarott­o ha minacciato di lasciare Ma avrà la delega al Commercio estero

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy