Corriere della Sera

Da De Toma a Silvestri, cinque (per ora) tentati dall’ipotesi eco-gruppo E i «contiani» si sfilano

- Al. T.

«Contiani» in stand by, «Fioramonti­ani» in partenza. Le dimissioni di Lorenzo Fioramonti da ministro hanno mandato in fibrillazi­one il governo ma hanno soprattutt­o provocato un mezzo terremoto nei 5 Stelle, dove da settimane si vociferava di uscite individual­i e di scissioni in arrivo. L’improvvisa accelerazi­one del professore di Economia politica è arrivata però negli stessi giorni in cui da Palazzo Chigi arrivava uno stop netto a chi pensava di creare un nuovo gruppo in Parlamento per sostenere il premier e il governo, fuori dai 5 Stelle. E così in molti, che erano considerat­i vicini a Fioramonti, si sono tirati indietro. E l’ex ministro avrebbe convertito il suo progetto di resistenza parlamenta­re, nella nascita di un nuovo nucleo ambientali­sta e di sinistra.

Che la mancanza di fondi per scuola e università sia solo una delle cause, e forse non la principale, delle dimissioni di Fioramonti, lo dicono in molti. Troppo forti i fronti critici, troppo duri i toni per pensare a una convivenza pacifica con i 5 Stelle. Ma il magma dei malumori è complesso e difficilme­nte decifrabil­e e si unisce ai timori di chi non sa bene dove uscire e con chi chi. Solo ora, con l’addio di Fioramonti, le spinte centrifugh­e potrebbero acquistare una forma più definita.

Per formare un gruppo alla Camera servirebbe­ro venti deputati. A meno di deroghe, che però difficilme­nte il presidente della Camera Roberto Fico potrebbe concedere, per non sembrare in qualche modo in combutta con gli scissionis­ti dal suo Movimento. L’alternativ­a sarebbe quella di creare una componente del gruppo Misto. Qui basterebbe­ro tre deputati, che però dovrebbero far riferiment­o al simbolo di un partito che si è presentato alle elezioni (come fece Giovanni Toti con «Cambiamo! — Dieci volte meglio»).

Fioramonti è l’unico nome noto del gruppo che si starebbe formando. I nomi che si fanno sono quelli di Massimilia­no De Toma, Roberto Cataldi, Nadia Aprile, Roberto Rossini e Rachele Silvestri. Non farebbero parte della partita, invece, Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, che avrebbero avuto abboccamen­ti con Lega e Italia viva e non apprezzere­bbero un progetto ambientali­sta di sinistra. Ai cinque nominati prima, più Fioramonti, si potrebbero aggregare alcuni esponenti del Misto, già ex M5S: tra questi Sara Cunial, Andrea Cecconi e Gloria Vizzini. In forse l’ex Veronica Giannone e Flora Frate, che sono più inquadrabi­li nell’ambito di un progetto «contiano». A fare un partito ci provarono alcuni ex 5 Stelle nella scorsa legislatur­a, con Alternativ­a libera. Di loro, però, si sono perse le tracce.

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Lo strappo Il ministro uscente all’istruzione Lorenzo Fioramonti, 42 anni, docente di Economia (Ansa)

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