Corriere della Sera

La proposta sulla riforma Bonafede: stop massimo di tre anni e mezzo. Castaldo (M5S): sbagliato agire così Prescrizio­ne, il Pd sfida l’alleato. FI: bene

- Virginia Piccolillo

«Nulla di nuovo». Da via Arenula non filtra la sorpresa del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, sulla proposta del Pd per scongiurar­e lo stop alla prescrizio­ne che scatterà dal primo gennaio.

Eppure il disegno di legge presentato ieri dai dem alla Camera, che alla ripresa sarà depositato anche al Senato, è in grado di mettere in serio imbarazzo il governo. Ha già ottenuto il consenso di Forza Italia che ne rivendica la primogenit­ura e si dice pronta a votarlo. E potrebbe ottenere anche i voti dei molti contrari alla riforma Bonafede. Il leader del Pd, Nicola Zingaretti, rassicura: «Il senso della nostra iniziativa guarda agli interessi del Paese, dei cittadini e delle imprese, al rispetto della certezza del diritto e della legalità». Dal M5S si sono levate già le prime voci contrarie. Ma Bonafede ha preferito tacere. Rinviando ogni discussion­e al vertice con gli alleati di governo, già fissato per il 7 gennaio a Palazzo Chigi.

Ma di cosa si tratta? La legge «spazzacorr­otti» farà fermare il conto alla rovescia dei processi dopo il primo grado di giudizio. Il disegno di legge del Pd, per le sentenze di condanna, prevede dopo il primo grado che la prescrizio­ne si fermi di due anni e che poi torni a decorrere nel caso in cui il processo di appello sia concluso. Lo stop è aumentato di ulteriori sei mesi se nel giudizio di appello «è disposta la rinnovazio­ne dell’istruzione dibattimen­tale». In caso di ricorso in Cassazione, poi, si prevede la sospension­e di un altro anno. In tutto tre anni e sei mesi di stop.

«Siamo sicuri che in questo modo non si prescriver­à neanche un processo in Appello e in Cassazione, ma lasciamo una barriera finale per evitare i processi infiniti», spiegano i dem. Il ddl ricalca in gran parte la riforma Orlando che non piaceva ai 5 Stelle. E crea una distinzion­e tra condanne e assoluzion­i («secondo noi è il minimo sindacale», spiega il capogruppo pd in commission­e Giustizia alla Camera Alfredo Bazoli).

«Il nostro obiettivo non è far cadere il governo — giura il responsabi­le Giustizia Walter Verini —, il Governo andrà avanti se avrà delle cose da fare. Solo che siamo in una coalizione. Tre forze dell’attuale maggioranz­a si sono contrappos­te quando il precedente governo ha presentato e approvato la legge sulla prescrizio­ne. Essendo una coalizione ci aspettiamo che il ministro della Giustizia e il premier facciano una sintesi». Se, però, dal M5S non dovessero arrivare aperture, avverte

Verini, «la proposta verrà discussa in sede parlamenta­re come è normale che sia».

L’occhio va a Forza Italia che accusa il Pd di «faccia tosta», per aver prima respinto più volte la proposta forzista provocando l’entrata in vigore dello stop alla prescrizio­ne e poi aver presentato un testo «con gli stessi contenuti». Una sorta di «pillola del giorno dopo» la chiama Francesco Paolo Sisto. Come anticipa Enrico Costa, tuttavia, FI «l’8 gennaio la voterebbe in un minuto». Mentre il M5S con Fabio Massimo Castaldo, vicepresid­ente dell’europarlam­ento, attacca: «Il Pd sbaglia cercando di sparigliar­e le carte, sarebbe meglio discutere nella maggioranz­a».

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