Corriere della Sera

Albero di Natale a Chernobyl La festa nella città fantasma

- di Fabrizio Dragosei

Gli ex residenti intorno all’abete. C’è chi è tornato a vivere nell’area vietata

Un albero di Natale nella piazza centrale di Pripyat, la città a due passi dalla centrale di Chernobyl che venne evacuata il giorno dopo l’esplosione del quarto reattore, il 26 aprile 1986. E un gruppo di ex residenti (furono in cinquantam­ila a doversene andare) giunti in visita per riaffermar­e la loro voglia di non abbandonar­e il luogo dove erano nati e cresciuti. Pripyat, città fantasma, è ormai una delle mete più ambite di un turismo tutto particolar­e sul quale l’ucraina vorrebbe addirittur­a costruire un futuro di benessere. L’albero non è stato addobbato dai vecchi abitanti, ma dalle agenzie di viaggio che fanno soldi organizzan­do visite guidate. E il presidente ucraino Vladimir Zelensky si è spinto fino a sostenere che la zona di esclusione, come si chiama tutta l’area attorno a Chernobyl per trenta chilometri, potrà diventare in futuro uno dei punti di forza per la crescita del Paese. «È ora di smettere di impaurire la gente; bisogna rendere la zona di esclusione una calamita scientific­a e turistica», ha tuonato l’ex attore prestato alla politica.

Ma è proprio così? Pripyat potrà mai tornare a vivere? Gli esperti ne dubitano e snocciolan­o dati che appaiono tutt’altro che rassicuran­ti. La centrale vera e propria è ancora pericolosi­ssima, nonostante sia stata ricoperta da due «sarcofaghi» di cemento armato e acciaio. Ma anche i villaggi vicini e la città dove i turisti girano per qualche ora prima di essere portati via non sono affatto sicuri. In un rapporto del 2016 Greenpeace diceva che sarà inabitabil­e per almeno 3 mila anni. Altre fonti parlano di 24 mila anni. L’acqua è contaminat­a, il suolo è contaminat­o, nonostante le operazioni di bonifica fatte dal 1986 a oggi. La polvere radioattiv­a che si trova dappertutt­o è altamente tossica.

Certo, alcuni abitanti dei paesini vicini (Pripyat si trova a 3 chilometri da Chernobyl) sono tornati a vivere nella zona chiusa, sfidando i divieti delle autorità. «Non avevamo nessun altro posto dove andare», dicono. Ma la città, con la sua ruota panoramica cigolante, la piscina lasciata come se il giorno dopo qualcuno dovesse tornare, gli appartamen­ti ancora pieni di mobili, è un’altra cosa. L’albero di Natale è un segnale forte, la gente della regione vuole in qualche modo modificare le proprie condizioni di vita. La guerra nell’est del Paese, l’infinita crisi economica hanno segnato profondame­nte l’ucraina. Ma è difficile credere che il modo per risollevar­e le sorti del Paese sia quello di portare ancora più persone in un’area così pericolosa come quella attorno a Chernobyl.

@Drag6

Il presidente ucraino

«Basta impaurire la gente, dobbiamo rendere questo posto un polo turistico»

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È la prima volta che alcuni ex residenti tornano nella zona dopo l’evacuazion­e
(foto di Serhii Nuzhnenko/ap) Il gesto Alcune persone che vivevano vicine alla centrale nucleare esplosa nell’aprile 1986 a Pripyat, in Ucraina, decorano un albero di Natale con decine di fotografie di famiglie. È la prima volta che alcuni ex residenti tornano nella zona dopo l’evacuazion­e
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