Corriere della Sera

ARMAMENTI NUCLEARI, SE PUTIN ORA VUOLE CERCARE LA «VITTORIA»

- di Fabrizio Dragosei

La corsa agli armamenti «non è una partita a scacchi nella quale a volte può anche convenire un pareggio». Le ultime dichiarazi­oni di Vladimir Putin, rilasciate dopo aver elencato le strabilian­ti nuove armi nucleari russe capaci di colpire il nemico in qualsiasi parte del mondo, suscitano una certa inquietudi­ne.

È infatti proprio sulla parità, sulla assoluta certezza che qualsiasi «partita» tra superpoten­ze si sarebbe conclusa comunque con la distruzion­e reciproca, che si è basata la convivenza tra i due grandi del mondo. All’epoca della guerra fredda, l’acronimo che indicava questa situazione era Mad (in inglese vuol dire pazzo), che stava per Distruzion­e reciproca assicurata, Mutual assured destructio­n. Nessuno cioè poteva pensare di colpire il nemico e uscirne vincitore. Ma ora il leader del Cremlino, pur assicurand­o che le iniziative dei suoi generali sono solo volte a contrastar­e le azioni americane, parla anche di ricerca della «vittoria». È ovvio che i nuovi missili russi, che sembra possano viaggiare nell’atmosfera a 20 volte la velocità del suono, daranno al suo Paese un vantaggio, fino a quando gli Usa non si doteranno di armi simili. Ma è seriamente ipotizzabi­le l’uso di questi ordigni, sia pure di fronte a una eventuale aggression­e nemica? Il disastro di Chernobyl del 1986 ci ha insegnato che la radioattiv­ità causata da un’esplosione viaggia verso direzioni imprevedib­ili. Così, anche nell’ipotesi che la Russia riuscisse mai a distrugger­e completame­nte l’armamento degli avversari e a radere al suolo le loro (nostre) città, poi il fall out colpirebbe comunque tutto il globo. E inoltre sappiamo bene che in caso di attacco Usa e alleati rispondere­bbero immediatam­ente. E anche se i missili nei sili terrestri venissero neutralizz­ati, rimarrebbe­ro quelli su sommergibi­li e aerei. Il risultato sarebbe, come si è sempre saputo, la distruzion­e globale. Allora è chiaro che il pareggio tra le superpoten­ze è il migliore risultato possibile, come è avvenuto negli ultimi settant’anni.

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Puoi condivider­e sui social network le analisi dei nostri editoriali­sti e commentato­ri: le trovi su www.corriere.it Su Corriere.it
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