Corriere della Sera

L’alta sartoria della cinese che vive in 3 mondi

Judy Zhang fra Est e Ovest

- Michela Proietti

Mentre Judy Zhang racconta di come ha rivisitato la leggenda popolare cinese del serpente bianco — protagonis­ta della collezione SS20 — intrattien­e gli ospiti con una cerimonia del té. Tradizione e futuro: i due opposti trovano una sintesi perfetta in questa designer cinese, che dopo 12 anni nel mondo della moda a Shenzhen, si è trasferita a Milano per diplomarsi in Fashion design all’istituto Marangoni. Poi, per internazio­nalizzare il suo marchio, si è spostata a New York, e solo dopo è tornata in Cina, decisa a creare qualcosa che potesse racchiuder­e i tre mondi incrociati durante il suo percorso.

«Credo che questo mix renda il mio marchio diverso dagli altri: è dedicato a donne sensuali, ma anche indipenden­ti», dice Judy Zhang, che indossa uno dei pezzi più belli e versatili della sua collezione, il blazer reversibil­e in denim, con le spalle enfatizzat­e da strisce di strass. Le spalle «forti», così come le scollature profonde e le sagome scultoree sono un richiamo a una donna quasi vamp, vagamente anni Ottanta: l’effetto finale è un’eleganza contaminat­a da richiami rock. «La mia donna è femminile ma anche femminista: mi ispiro a figure brillanti del passato e del presente, sperando di poter influenzar­e le donne del futuro».

La leggenda del «White Snake» si svolge nella dinastia Song, dove uno spirito di serpente, Bai Sui Zhen, dopo migliaia di anni di pratiche religiose e dottrine magiche, diventa una donna. Un giorno al Lago dell’ovest incontra un giovane bellissimo di nome Xu Xian e tra i due nasce l’amore, complice la pioggia e un ombrello: il racconto mitologico rivive attraverso i ricami realizzati con le perline e le classiche stampe. Ma la contaminaz­ione con l’occidente si affaccia qua e là, con le scritte «ciao» e gli «airpods» americani. «Questa collezione è il connubio della cultura orientale con quella occidental­e: le plissettat­ure sono ad esempio un richiamo alle pieghe dell’ombrello narrato nella leggenda e il ricamo a mano di Suzhou, il più importante fra tutti i tipi di ricamo cinese, impreziosi­sce gli abiti con fili di seta», spiega la stilista.

Ogni capo è un inno all’alta

L’obiettivo

«Dire no allo stereotipo che fa coincidere il made in Cina con la massificaz­ione»

sartoria cinese che Judy vuole portare con orgoglio nel mondo, superando anche quegli stereotipi che fanno coincidere il made in China con una produzione massiccia e meno meticolosa. Sete, pizzi speciali e cotoni sono i tessuti modellati per creare blazer, tute, pantaloni, abiti, camicie e gonne dal taglio e dettagli sartoriali. «La nostra è una produzione sostenibil­e in tutti i sensi, dalla filiera all’uso dei materiali fino al controllo dei rifiuti: ormai nessuno può prescinder­e da questo». Uno stile che ha già conquistat­o l’attrice indiana Janhvi Kapoor e Hailey Bieber, che ha chiesto per uno shooting l’abito rosa della Resort. Anche la palette dei colori è un crocevia: oltre al bianco e al nero, si spazia dal blu China, al cammello fino al rosso fuoco e al rosa Malibu.

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In alto la stilista cinese Judy Zhang, 42 anni, a spasso per le vie di Milano: si è diplomata in moda all’istituto Marangoni, per poi trasferirs­i a New York, dove ha fondato il suo marchio. Sopra un modello della collezione Resort: l’abito è stato scelto da Hailey Bieber per uno shooting
Look da star In alto la stilista cinese Judy Zhang, 42 anni, a spasso per le vie di Milano: si è diplomata in moda all’istituto Marangoni, per poi trasferirs­i a New York, dove ha fondato il suo marchio. Sopra un modello della collezione Resort: l’abito è stato scelto da Hailey Bieber per uno shooting
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