Un coltello finlandese pronto all’uso sotto l’albero
«Ti ucciderò dopo Natale» di Marco Salotti (Il nuovo melangolo) è un finto noir giocoso e fitto di variegate citazioni
Ora che Natale è passato sappiamo se lo ha ucciso o no. Perché lo dice già dal titolo: Ti ucciderò dopo Natale (Il nuovo melangolo, pagine 197, 10). E dalle prime righe, alla maniera di Hitchcock, l’io narrante si accolla un eventuale omicidio, tutto organizzato ma non è detto che si faccia davvero: «Dicono che gli assassini quando scrivono le loro memorie scelgano una prosa ornata. Io non so scrivere, ho sempre usato le parole degli altri per metterle in scena. Non sono ancora un assassino, ma potrei diventarlo. Ho tra le mani un coltello da scalco per le renne che ho comperato qui a Rovaniemi,
il paese di Babbo Natale», in Lapponia. Da adesso in avanti il sedicente romanzo noir è tutto un gioco, un teatro dell’assurdo travestito da reality, che, con assoluta faccia tosta, l’autore snoda narcotizzando il lettore in un imprevedibile frastuono di citazioni: dotte, popolari, raffinate, volgari, rivelatrici, fuorvianti.
Il (potenziale) cinico assassino è in realtà un regista mezzo fallito che si ostina mettere in scena Shakespeare, Brecht, Ionesco eccetera in salsa rossa: comunista nostalgico (senza rendersene conto) del socialismo reale e (coscientemente) del materialismo dialettico, ma anche ebbro dei vapori dell’avanguardia (più politica che letteraria), insegue ostinatamente l’insuccesso. Obiettidel vo che riesce a raggiungere anche nella vita privata. Tanto che la moglie lo ha lasciato ammollandogli due gemelli, un maschio e una femmina, da crescere.
Un buon papà, in fondo; in attesa di diventare, forse, un algido — in Lapponia fa molto freddo attorno a Natale — tagliagola. Ma se (se?) diventerà cattivissimo lo farà comunque in nome del figlio Gioacchino detto Gioia. Povero... è stato plagiato da quel bastardo
suo amico del cuore, Diego. Il bastardo è riuscito a trasformare un ingenuo cooperante in Medio Oriente, Gioia appunto, in un (potenziale anche lui) terrorista islamico che progetta il più atroce dei delitti: dove i morti si contano non per quantità ma per «qualità». Detto in altre parole: far saltare in aria dei bambini è più scenografico che ammazzare qualche vecchietto che la domenica va inutilmente a messa. (E buon Natale!).
Dicevamo: la ex moglie del regista — che magari qualche responsabilità nella deriva (forse) assassina del marito ce l‘ha pure lei. Nel frattempo è morta in un incidente perché guidava la vetusta, e molto di sinistra, Renault R4 con gli zoccoli di legno, senza cintura di sicurezza e con i freni che non frenavano più. La tipa, fuoriuscita da «Lotta Continua», «faceva parte di quella schiera di reduci dall’impegno politico che si ritiravano in un romitaggio per coltivare la cannabis tra le ortensie delle zie e finivano cercando nel bosco funghetti satanici». Salvo poi convertirsi (in nome di Ezra Pound) alla destra moltodestra. E finire nei molto-capitalisti consigli delle Fondazioni, possibilmente bancarie.
Marco Salotti, l’autore, è stato, tra l’altro, docente di Storia e critica del cinema nell’austera Università di Genova (e forse per questo vanta una vaga giovanile somiglianza con l’attore Robert Redford).
Teatro Il (potenziale) assassino è un regista mezzo fallito comunista nostalgico che mette in scena Brecht