Corriere della Sera

Un coltello finlandese pronto all’uso sotto l’albero

«Ti ucciderò dopo Natale» di Marco Salotti (Il nuovo melangolo) è un finto noir giocoso e fitto di variegate citazioni

- Di Francesco Cevasco

Ora che Natale è passato sappiamo se lo ha ucciso o no. Perché lo dice già dal titolo: Ti ucciderò dopo Natale (Il nuovo melangolo, pagine 197, 10). E dalle prime righe, alla maniera di Hitchcock, l’io narrante si accolla un eventuale omicidio, tutto organizzat­o ma non è detto che si faccia davvero: «Dicono che gli assassini quando scrivono le loro memorie scelgano una prosa ornata. Io non so scrivere, ho sempre usato le parole degli altri per metterle in scena. Non sono ancora un assassino, ma potrei diventarlo. Ho tra le mani un coltello da scalco per le renne che ho comperato qui a Rovaniemi,

il paese di Babbo Natale», in Lapponia. Da adesso in avanti il sedicente romanzo noir è tutto un gioco, un teatro dell’assurdo travestito da reality, che, con assoluta faccia tosta, l’autore snoda narcotizza­ndo il lettore in un imprevedib­ile frastuono di citazioni: dotte, popolari, raffinate, volgari, rivelatric­i, fuorvianti.

Il (potenziale) cinico assassino è in realtà un regista mezzo fallito che si ostina mettere in scena Shakespear­e, Brecht, Ionesco eccetera in salsa rossa: comunista nostalgico (senza rendersene conto) del socialismo reale e (coscientem­ente) del materialis­mo dialettico, ma anche ebbro dei vapori dell’avanguardi­a (più politica che letteraria), insegue ostinatame­nte l’insuccesso. Obiettidel vo che riesce a raggiunger­e anche nella vita privata. Tanto che la moglie lo ha lasciato ammollando­gli due gemelli, un maschio e una femmina, da crescere.

Un buon papà, in fondo; in attesa di diventare, forse, un algido — in Lapponia fa molto freddo attorno a Natale — tagliagola. Ma se (se?) diventerà cattivissi­mo lo farà comunque in nome del figlio Gioacchino detto Gioia. Povero... è stato plagiato da quel bastardo

suo amico del cuore, Diego. Il bastardo è riuscito a trasformar­e un ingenuo cooperante in Medio Oriente, Gioia appunto, in un (potenziale anche lui) terrorista islamico che progetta il più atroce dei delitti: dove i morti si contano non per quantità ma per «qualità». Detto in altre parole: far saltare in aria dei bambini è più scenografi­co che ammazzare qualche vecchietto che la domenica va inutilment­e a messa. (E buon Natale!).

Dicevamo: la ex moglie del regista — che magari qualche responsabi­lità nella deriva (forse) assassina del marito ce l‘ha pure lei. Nel frattempo è morta in un incidente perché guidava la vetusta, e molto di sinistra, Renault R4 con gli zoccoli di legno, senza cintura di sicurezza e con i freni che non frenavano più. La tipa, fuoriuscit­a da «Lotta Continua», «faceva parte di quella schiera di reduci dall’impegno politico che si ritiravano in un romitaggio per coltivare la cannabis tra le ortensie delle zie e finivano cercando nel bosco funghetti satanici». Salvo poi convertirs­i (in nome di Ezra Pound) alla destra moltodestr­a. E finire nei molto-capitalist­i consigli delle Fondazioni, possibilme­nte bancarie.

Marco Salotti, l’autore, è stato, tra l’altro, docente di Storia e critica del cinema nell’austera Università di Genova (e forse per questo vanta una vaga giovanile somiglianz­a con l’attore Robert Redford).

Teatro Il (potenziale) assassino è un regista mezzo fallito comunista nostalgico che mette in scena Brecht

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Ti ucciderò dopo Natale
Marco Salotti è l’autore di Ti ucciderò dopo Natale
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