«Dedico Verdi a Venezia devastata»
Chung alla Fenice per il concerto di Capodanno: dirigo il «Requiem» in ricordo dell’acqua alta
Chi accenderà la tv per assistere al concerto di Capodanno dalla Fenice rimarrà probabilmente spiazzato leggendo il titolo del primo brano in programma: la seconda parte, che Rai1 trasmetterà in diretta dalle 12.20 (il concerto integrale, con l’ottava sinfonia di Dvorak, alle 18.30 su Rai5), si aprirà sì con una trascinante fanfara di ottoni e un coro scintillante, ma saranno quelli del Sanctus dalla Messa da requiem di Verdi.
«L’ho voluto io, è ancora troppo vivo il ricordo dell’acqua alta che ha devastato la città e la Fenice: in quei giorni stavamo preparando l’inaugurazione della stagione col Don Carlo di Verdi, andai in teatro anche con un metro e mezzo d’acqua; una mattina mi ritrovai praticamente da solo. Poi però tolsero anche la corrente elettrica e quindi fummo costretti a provare a Treviso», spiega Myungwhun Chung, che per la terza volta consecutiva dirigerà il concerto del primo gennaio a Venezia. «La scelta del Requiem
non è per un lamento funebre su quanto successo, ma per ricordare la grande attenzione che Verdi ebbe per i musicisti disagiati e non solo. Mentre stavamo mangiando in un ristorante, il baritono Leo Nucci mi invitò a visitare la casa natale di Verdi e la sua residenza di Sant’agata; fu lì che decisi di andare a vedere anche la Casa di riposo per Musicisti che fece edificare a
Milano, pagando tutto lui con i proventi delle sue opere; scelse il terreno, seguì personalmente i lavori e diede indicazioni precise su non pochi aspetti. Nonostante venga spesso a Milano, non c’ero mai stato; sono rimasto molto colpito: quanti altri musicisti hanno fatto quello che fece Verdi?»
Se l’anno scorso Chung volle dedicare il concerto all’unicef, di cui è goodwill ambassador, «questa volta lo dedico a Venezia, alla Fenice e a tutti quelli che vi lavorano: mi trattano con un rispetto, un’attenzione e una fiducia incredibili, qui mi sento totalmente libero di seguire le mie idee artistiche, anche perché orchestra e coro ci mettono sempre il massimo impegno». Non è stato sempre così: «Lo confesso, la prima volta che diressi qui non ebbi un’impressione fantastica; fu mia moglie ad insistere perché tornassi a lavorare in Laguna: è una città che adora e siccome quando si è sposati le decisioni si prendono in due, accettai. Del resto anch’io amo Venezia: con mia moglie facciamo lunghissime passeggiate al mattino presto».
Decisivo è stato anche il rapporto col sovrintendente Fortunato Ortombina, con cui sta sviluppando un percorso operistico soprattutto verdiano e che l’ha convinto a fare ciò che neppure i Wiener Philharmoniker sono riusciti: dirigere a Capodanno. «Perché la Fenice è il teatro più bello del mondo, l’ho ribadito anche lo scorso anno proprio durante la diretta televisiva del primo gennaio», sorride il maestro sudcoreano, che comunque assicura la presenza, dopo il Sanctus, della tradizionale, sfarzosa antologia di arie, duetti e cori, con gli immancabili Va pensiero dal Nabucco e Libiam dai lieti calici dalla Traviata.