Corriere della Sera

Le pagelle ai due governi Conte

Non è stato l’«anno bellissimo» da lui imprudente­mente previsto ma al premier non è andata male Il primo esecutivo ha fatto meglio su immigrazio­ne ed emergenze

- di Antonio Polito

Quando oggi il presidente del Consiglio prenderà la parola nella consueta conferenza stampa di fine anno, sarà finalmente chiaro perché Trump lo chiamò «Giuseppi». Non si trattò di una gaffe di pronuncia ma di un plurale: un omaggio alla duplice personalit­à di Giuseppe Conte.

C onte infatti è l’uomo che passa alla storia del 2019 come il presidente che visse due volte, o anche il premier dei due mondi: in ogni caso il primo leader dell’italia unita a poter vantare come «suoi» i risultati di due governi opposti e avversari, il più a destra e il più a sinistra, uno anti-europeo e l’altro europeissi­mo, l’esecutivo della flat tax e quello della sugar tax, quello che mette le clausole di salvaguard­ia dell’iva e quello che le toglie (ma le rimette per l’anno prossimo, non si sa mai, magari le toglierà un Conte III). Certo, il nostro premier non potrà oggi dire, come aveva imprudente­mente vaticinato, che il 2019 sia stato «un anno bellissimo». Ma a lui non è andata male. Nato grillino, separatosi poi da Di Maio, il segretario del Pd Zingaretti lo ha di recente adottato, definendol­o «punto di riferiment­o di tutti i progressis­ti». Si vocifera perfino che dallo sfaldament­o dei Cinquestel­le possa nascere in Parlamento un gruppo di transfughi in suo nome, pronti a battersi perinde ac cadaver per la durata sua e della legislatur­a.

Così, nel rispetto del carattere binario che ha assunto la vicenda politica italiana, un bilancio ragionato del 2019 italiano non potrà che essere una media ponderata tra i risultati dei sette mesi del primo Conte con la Lega (gennaio-luglio) e quelli dei quattro mesi del secondo con il Pd (settembre-dicembre; agosto lo diamo per perso causa crisi). Vediamo.

SICUREZZA

È forse l’unico caso di competizio­ne virtuosa tra governo gialloverd­e e gialloross­o. Gli arrivi di migranti sono infatti crollati: metà rispetto all’anno scorso, addirittur­a il 90% in meno rispetto al 2017. L’immigrazio­ne non è più un’emergenza. Ed è impossibil­e negare che la svolta l’abbia data Salvini al Viminale. La sua politica dei porti chiusi ha diviso il Paese, alimentato un’opposizion­e anche personale e astiosa nei suoi confronti, e si è inimicata persino la Chiesa (non tutta, però). Fatto sta che ha funzionato sul piano dei numeri e ha costretto l’europa, almeno di tanto in tanto, a non voltarsi dall’altra parte. Il Conte II ha naturalmen­te riaperto un po’ i porti, ma solo un po’, e non come prima, per non regalare al capo dell’opposizion­e l’arma fine di mondo di una ripresa dell’immigrazio­ne selvaggia. In più, è stato generoso nei confronti delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco nell’ultima finanziari­a. ___________________________________ GIALLOVERD­E voto 7 GIALLOROSS­O voto 6

media ponderata Italia voto 6,6

ECONOMIA

A guardare i dati del Pil, tra i due governi non è cambiato molto: sempre a zero virgola siamo. Ma quello in carica è riuscito a disinnesca­re l’aumento dell’iva senza strette fiscali. L’ardua prova da cui era scappato Salvini con la crisi, quando aveva capito di non poter mantenere tutte le promesse fatte. Pur avendo evitato circa 23 miliardi di tasse, e ridotto il cuneo fiscale di 3, i gialloross­i sono ugualmente riusciti a passare per il governo delle tasse grazie a una cacofonia di norme annunciate e poi ritirate. Ma in ogni caso il Conte II, non fosse altro per aver domato lo spread, supera certamente la sufficienz­a. Il neo maggiore — e questa è una diretta conseguenz­a del carattere doppio del premier — sta nel non aver rivisto misure come il reddito di cittadinan­za e quota 100 che avranno anche beneficiat­o un po’ di italiani, ma non hanno avuto alcun effetto benefico sull’economia dell’italia, e per giunta costano tanto (circa dodici miliardi l’anno). Toccarle avrebbe dato per esempio alla scuola quelle risorse necessarie e mancanti che hanno spinto Fioramonti a dimettersi. Dopo aver presieduto il gabinetto del cambiament­o, insomma, Conte non se l’è sentita di fare anche il premier del ri-cambiament­o. ___________________________________ GIALLOVERD­E voto 5 GIALLOROSS­O voto 6 media ponderata Italia voto 5,4

EUROPA

Decisament­e meglio i gialloross­i nei rapporti con Bruxelles (qui bisogna aprire una parentesi: non è detto che andare d’accordo con l’europa sia sempre nell’interesse dell’italia, ma andare contro l’europa è certamente sempre contrario all’interesse dell’italia; per storia, geografia, politica ed economia). Si po

trebbe anzi dire che il voto comune nella elezione della von der Leyen alla presidenza della Commission­e sia stato l’atto fondativo dell’alleanza tra M5S e Pd, e l’atto autolesion­ista della Lega (che forse ha capito di dover correggere prima o poi un errore che neanche Orbán ha commesso). ___________________________________ GIALLOVERD­E voto 5 GIALLOROSS­O voto 7

media ponderata Italia voto 5,7

EMERGENZE

Da quando la protezione civile di Bertolaso è stata smantellat­a, lo Stato centrale ormai è davvero poco centrale nella gestione delle emergenze. Contano di più i commissari e i poteri locali. Bisogna perciò riconoscer­e che, dopo qualche sciagurato tentenname­nto iniziale, l’idea del Conte I di affidare la ricostruzi­one del ponte Morandi al sindaco di Genova Marco Bucci (con la collaboraz­ione del governator­e ligure Toti) è risultata felice. Se davvero verrà finito a marzo e inaugurato a maggio, che contrasto con le macerie del terremoto del 2016 ancora per strada ad Amatrice e gli alberghi di Teramo tuttora pieni di sfollati! Altrettant­o positiva fu la scelta del Conte I di tagliare corto con lo psicodramm­a della Tav. Certo, resta la costante del pregiudizi­o anti-impresa e antimercat­o dei Cinquestel­le, e sta imponendo il suo prezzo anche al Conte II con il pasticcio in corso sulle concession­i autostrada­li. Ma l’uscita di Toninelli è stata comunque una benedizion­e: il lucro emergente non si vede ancora, ma il danno cessante sì. ____________________________ GIALLOVERD­E voto 6,5 GIALLOROSS­O voto 5

media ponderata Italia voto 5,9

POLITICA ESTERA

Entrambi i governi, e anche i precedenti per la verità, si stanno perdendo la Libia. La tendenza all’irrilevanz­a dell’italia nel nuovo mondo dominato da Trump e da Xi non ha purtroppo conosciuto soluzione di continuità tra il Conte I e II. Qualche gaffe in meno per il Conte II (il caso Maduro resterà imperituro) ma niente di decisivo.

___________________________________ GIALLOVERD­E s.v. GIALLOROSS­O s.v. media ponderata Italia s.v.

STABILITÀ

Non solo con il senno di poi, e per quanto incredibil­e possa apparire a chi ne segue le polemiche quotidiane, si può azzardare che questo governo è più stabile del precedente. Forse più esposto all’incidente, soprattutt­o a causa del disfacimen­to in corso del gruppo dei Cinquestel­le che cominciò la legislatur­a con un terzo dei seggi e che ormai perde parlamenta­ri come le foglie d’autunno. Il caso Fioramonti è solo l’ultimo. Ma il fatto che un ministro esca dal governo con il programma di sostenere il governo la dice lunga sull’istinto di conservazi­one che prevale. La maggioranz­a ha una forte convenienz­a comune (ciascuno dei quattro partner teme le elezioni) e una comune prospettiv­a strategica: riuscire a eleggere il prossimo presidente della Repubblica. Da qualche tempo, in coincidenz­a con la crisi del sistema politico, il Quirinale ne è diventato infatti l’architrave: poterne scegliere l’inquilino è perciò vitale per le forze politiche. E i patti preventivi, da quando Renzi «tradì» quello con Berlusconi l’ultima volta, sono scritti sull’acqua e sulle percentual­i elettorali. Ecco perché nessuno si fida dell’offerta Giorgetti-salvini: lasciateci andare alle elezioni e noi eleggeremo Draghi al Quirinale.

Eppure, anche se con diverse potenze, una sorta di bipolarism­o sta rinascendo nel Conte II. Il Pd, solo e sconfitto nel 2018, ha ritrovato una coalizione. È ancora molto debole ma di nuovo centrale, perché adesso ha ai lati due alleati (Di Maio e Renzi), ed entrambi più deboli. L’oscar 2019 del consenso va comunque alla Lega, che resta su percentual­i da prima della classe anche dopo essere uscita malamente dal governo. Il centrodest­ra con Meloni e Berlusconi non è certo il sogno politico di Salvini, che era convinto di poter trascender­e destra e sinistra, ma gli garantisce una vittoria elettorale se si votasse presto. La vera chiave della stabilità politica sta dunque nelle mani degli elettori emiliani e romagnoli. Solo loro, al momento, sembrano poter dare la spallata decisiva al governo, o puntellarl­o anche nel nuovo anno. ___________________________________ GIALLOVERD­E voto 5 GIALLOROSS­O voto 6

media ponderata Italia voto 5,4 © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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Il premier Giuseppe Conte (55 anni)
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