Corriere della Sera

«Un miliardo per gli atenei Ma non subito»

- Di Angelo Lomonaco

«Servono più fondi per gli atenei. Il miliardo tagliato va recuperato, ma non si può fare subito». Il nuovo ministro per l’università Gaetano Manfredi in una intervista al Corriere ricorda che la ricerca non può essere considerat­a la Cenerentol­a.

NAPOLI «La telefonata da Palazzo Chigi è stata una vera e propria sorpresa. Con il presidente del Consiglio avevo parlato come presidente della Conferenza dei rettori ma a proposito della Finanziari­a, non certo dell’eventualit­à di una nomina a ministro. E in quell’occasione avevo sottolinea­to che servono più fondi per l’università e la ricerca».

Nei giorni scorsi, professor Manfredi, lei ha detto che serve almeno un miliardo in più. Ma lo diceva anche il ministro Fioramonti. Anzi, visto che non lo ha ottenuto, ha deciso di dimettersi. È cambiato qualcosa, lei ha ricevuto assicurazi­oni da Conte?

«Cosa è accaduto con Fioramonti io non lo so. So che quella cifra, un miliardo, è quanto è stato tagliato dei fondi per l’università negli ultimi anni e che dovrebbe essere recuperato. Ma so anche che la situazione della finanza pubblica è difficile e che non è possibile recuperare tutto subito. Però non possiamo considerar­e l’università e la ricerca come la cenerentol­a del Paese: occorre un impegno da parte di tutto il governo e un piano per rispondere alle esigenze di questi settori in tempi ragionevol­i».

E Conte si è impegnato a stilare questo piano?

«Un piano pluriennal­e si deve fare. La prima cosa, però, è ascoltare gli enti di ricerca e gli atenei per capire come muoversi. Siamo d’accordo, lo faremo insieme, io e il presidente del Consiglio. Dovremo affrontare anche il problema della semplifica­zione, perché nell’università ci sono troppe regole complicate».

"Il Sud? Il sistema universita­rio va tenuto insieme per unificare il Paese e dare le stesse opportunit­à a tutti

Quindi Conte l’ha convinta che questo governo darà le risposte giuste? Ma lei crede che l’esecutivo durerà abbastanza a lungo?

«Se non ne fossi convinto non avrei accettato. Comunque, sì, sono fiducioso. Del resto non ho altro interesse che lavorare per il mondo accademico e della ricerca e per i giovani».

Sono state separate le competenze su scuola e università e ricerca: cosa ne pensa?

«È proprio quello che chiedeva la Crui. In Italia la scuola è un mondo grande e con grandi problemi, che richiede grande attenzione. In questa situazione rimaneva poco spazio per l’università. Meglio che se ne occupino due ministeri diversi».

Molti rappresent­anti degli atenei e della ricerca al Sud hanno accolto con grande soddisfazi­one la sua nomina. Pensano che lei si occupi più del Mezzogiorn­o?

«Il sistema universita­rio è una cosa sola e va tenuto insieme per unificare il Paese e dare le stesse opportunit­à a tutti. Però l’università non basta, è necessario agire sul lavoro e affrontare il tema della mobilità. L’università è il driver più importante per attrarre le imprese e creare lavoro qualificat­o per i giovani. E questo è un ruolo che va rafforzato sempre più soprattutt­o nelle aree deboli perché può essere una grande opportunit­à».

Lei è ancora indagato per i collaudi nella ricostruzi­one de L’aquila.

«È una contestazi­one puramente formale a tutte le commission­i di collaudo. Ma non ho fatto nulla di irregolare».

Ha già parlato con Zingaretti e Di Maio?

«Sì, ho sentito tutti i leader della maggioranz­a».

Che cosa farà nella sua prima giornata da ministro?

«Ma è domenica... mi dedicherò a mia moglie, ai figli, alla famiglia».

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Ingegnere Il neoministr­o dell’università Gaetano Manfredi

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