Somalia, la strage degli studenti
Camion bomba a Mogadiscio: almeno 90 morti. Molti erano giovani che andavano all’università
La Somalia è in lutto. La sua capitale Mogadiscio offesa dallo scoppio di un camionbomba ieri mattina nel centro, che ha causato la morte di almeno 90 persone e il ferimento di oltre 125. Ma le cifre dell’orrore paiono destinate a salire, dato che molti feriti arrivano agli ospedali in condizioni disperate. Il terrorismo torna a colpire con forza devastante un Paese africano e segna la crescita della presenza dell’estremismo islamico nelle zone sub-sahariane e orientali solo due mesi dopo l’uccisione in Siria per mano di un commando Usa del leader dell’isis Al Baghdadi.
I dettagli ieri sera erano ancora scarni. Ma ciò che emerge è che il veicolo era condotto con ogni probabilità da un kamikaze determinato a uccidere il massimo numero di persone, non importa se studenti, donne, anziani o bambini. Ha scelto l’ora di punta, quando le strade verso il centro sono ingorgate dal traffico, rallentato ulteriormente dai numerosi posti di blocco delle forze di sicurezza locali coadiuvate dai 22 mila militari dell’unione Africana, presenti nel Paese per contribuire alla sua stabilizzazione in vista delle elezioni a suffragio universale (le prime dal 1969) rinviate più volte dal 2016 e previste per i prossimi mesi.
All’ospedale Medina, il principale di Mogadiscio, raccontano che la deflagrazione è avvenuta dopo le nove di mattina tra i veicoli in coda di fronte a un controllo di polizia nei pressi degli uffici del fisco. Tra le vittime, in maggioranza giovani, pare si contino numerosi studenti universitari, poliziotti, almeno due cittadini turchi e alcuni ingegneri che stavano lavorando alla ricostruzione di una strada. «C’erano fumo, rottami, calcinacci. Molte auto erano in fiamme. E ovunque corpi, quasi tutti ridotti a brandelli, carbonizzati, irriconoscibili», raccontano i testimoni. «Hanno ucciso le nostre forze giovani, che lavoravano per ricostruire il futuro dopo tanti anni di guerre e violenze», ha dichiarato il sindaco Omar Mahmoud Mohamed. Tra le tante dichiarazioni di cordoglio è giunta anche quella di Luigi Di Maio per l’italia, che assieme al ministro della Difesa Lorenzo Guerini si è anche sincerato che nessuno del centinaio di militari del contingente italiano nel Paese, con compiti di addestramento per le forze armate somale, fosse rimasto coinvolto.
Chi sono i responsabili? A ieri sera non era ancora giunta alcuna rivendicazione. Ma l’opinione più diffusa è che si debba guardare al gruppo qaedista Al Shebab, che da circa un ventennio insanguina con stragi, omicidi mirati e rapimenti Somalia e Kenya. Tra gli episodi più gravi gli attacchi all’hotel Muna nel 2010 con 32 morti; il camion bomba nel 2011 contro il governo di transizione con oltre 100 morti; ma soprattutto i circa 600 morti il 14 ottobre 2017 causati da due camion bomba. La lista è comunque ancora più lunga e oggi prova la volontà dei dirigenti di Al Qaeda e Isis di ricostruire proprio tra Sahel e Corno d’africa le loro basi d’azione dopo essere stati sconfitti tra Iraq e Siria.