Corriere della Sera

Alitalia resta, il Paese obbligato a mantenere la compagnia

- Di Leonard Berberi

Un’alitalia con gli aerei a terra rischia di diventare un problema sociale e logistico (nel breve-medio termine) per il Paese, visto che offre pure servizi essenziali come la continuità territoria­le con la Sardegna. Motivo per cui nonostante un 2019 chiuso con almeno 350 milioni di euro di perdite — e 1,3 miliardi di prestito statale dal 2017 — la compagnia tricolore continuerà a volare per collegare le città e le isole italiane, lo Stato con l’europa e il resto del mondo. Anche a costo di litigare con la Commission­e europea che nei prossimi mesi minaccia di condannare Roma per aver aiutato illegalmen­te un’azienda che più di qualcuno vorrebbe far fallire. Il vettore almeno fino a maggio sarà gestito da un supercommi­ssario (Giuseppe Leogrande, esperto di ristruttur­azioni) che con l’aiuto di un braccio destro in arrivo tra qualche giorno avrà il compito monstre di snellirlo — con esuberi, riduzione della flotta, rinegoziaz­ione dei contratti con i fornitori — tenendo a bada i sindacati, senza penalizzar­e troppo i ricavi (sopra i 3 miliardi), evitando di perdere terreno con le low cost (che dominano) e cercando di «piazzarlo» al miglior offerente. La lista dei pretendent­i non è lunga, è esigente (Lufthansa), vorrebbe metterci pochi soldi (Delta Air Lines, Air France-klm) e chiede garanzie istituzion­ali. Soprattutt­o: vuole il preziosiss­imo mercato italiano. Il più grande «tesoretto» di Alitalia.

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