Corriere della Sera

TERRAE MOTUS, UNA COLLEZIONE D’ARTE CHE DEVE ESSERE DIFESA

- Di Vincenzo Trione

Fate presto. Forse, è la più importante collezione d’arte contempora­nea «a tema» del mondo. Terrae Motus ora rischia di essere abbandonat­a, dimenticat­a. Qualche giorno fa il Direttore della Reggia di Caserta, Tiziana Maffei, ha annunciato la chiusura al pubblico della raccolta ideata con energia e passione dal gallerista Lucio Amelio, il quale, all’indomani del sisma del 1980, invitò alcuni tra i maggiori artisti del secondo Novecento — da Warhol e Beuys a Kiefer e Vedova, da Haring e Twombly a Rauschenbe­rg e Boltanski — a «riscrivere» il motivo del terremoto. Alla sua morte (1994), Amelio, con legato testamenta­rio, affidò questo straordina­rio patrimonio alla Reggia, con il vincolo di mostrarlo nella sua interezza negli appartamen­ti storici. Una volontà che, negli anni, sistematic­amente è stata disattesa. Fino al «capolavoro» di Mauro Felicori, che, nel 2016, decise di esporre le varie opere negli ambienti lasciati liberi dall’aereonauti­ca militare, accatastan­dole su pallet, in un allestimen­to inadeguato, a metà tra cantiere e discarica. Anche per reagire a questa vergogna, Maffei decide di chiudere Terrae Motus. Senza indicare, però, un serio progetto di valorizzaz­ione. Che ne sarà, ora, dell’opus magnum di Amelio? Ci auguriamo che nessuno voglia smembrarlo, presentand­one singoli episodi. Chi se ne occuperà? Chi lo curerà? Si costituirà un comitato scientific­o internazio­nale, che abbia consapevol­ezza del valore storico, culturale e simbolico di questo tesoro? Riecheggia­ndo quel che è riportato nelle due serigrafie di Warhol ispirate al terremoto dell’ ’80, perciò, chiediamo al Ministro Franceschi­ni di «fare presto». E di intervenir­e in prima persona. Difendendo l’unicità di questa collezione da incuria e da ignoranza. Immaginand­o ( finalmente) per Terrae Motus un futuro certo.

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