«A tavola meglio parlare Smettete di chattare»
Nell’angelus Francesco fa gli auguri di Natale: dobbiamo riprendere a comunicare
CITTÀ DEL VATICANO Nuovo richiamo del Papa ai giovani che preferiscono «chattare» con chi è lontano invece di «comunicare» con chi hanno accanto. Ne aveva parlato più volte e ha ripreso l’argomento ieri all’angelus, aggiungendo parole improvvisate al testo scritto; e siccome era la festa della Sacra Famiglia, l’ha applicato alla comunicazione in famiglia: «Tu, nella tua famiglia, sai comunicare o sei come quei ragazzi a tavola, ognuno con il telefonino, mentre stanno chattando? In quella tavola sembra vi sia un silenzio come se fossero a Messa, ma non comunicano fra di loro». Dopo questa divagazione, Francesco è tornato al tema più ampio della famiglia da «tutelare» come «tesoro prezioso» nella comunicazione quotidiana dei membri: «Dobbiamo riprendere il dialogo in famiglia: padri, genitori, figli, nonni e fratelli devono comunicare tra loro. Questo è un compito da fare oggi, proprio nella giornata della Sacra Famiglia. La Santa Famiglia possa essere modello delle nostre famiglie, affinché genitori e figli si sostengano a vicenda nell’adesione al Vangelo».
Un’altra espressione efficace nel suo italiano creativo, e sempre in riferimento alla comunicazione familiare, Francesco
l’ha avuta nel saluto finale, quando ha augurato «a tutti» un «fine Anno sereno»: «Finiamo l’anno in pace, pace del cuore: questo vi auguro. E in famiglia, comunicandosi, l’uno con l’altro».
Bergoglio non usa il cellulare e non chatta, ma è attento alla nuova cultura digitale, se ne fa spiegare dai collaboratori risorse e rischi e ne tratta volentieri in documenti e conversazioni. Il suggeritore maggiore su questo fronte è don Dario Viganò, ex responsabile della Segreteria per la comunicazione e che ora è vicecancelliere delle Accademie vaticane per le Scienze e per le
Scienze sociali.
La trattazione più impegnativa sulle tentazioni dello smartphone Francesco l’ha svolta con l’esortazione «Cristo vive», pubblicata lo scorso marzo recependo le conclusioni del Sinodo dei Giovani: in essa dedica cinque paragrafi a «l’ambiente digitale» che caratterizza il mondo d’oggi e ai rischi della «migrazione digitale» intesa come «distanziamento dalla famiglia» che può condurre i giovanissimi «verso un mondo di solitudine e di auto-invenzione».
A un livello meno impegnativo ne aveva parlato lo scorso aprile, anche allora improvvisando, durante un incontro con gli studenti del liceo Visconti di Roma: «Lo smartphone è un grande aiuto, va usato ed è bello che tutti lo usino, ma attenzione perché
Ognuno chatta, sembra che vi sia un silenzio come quando si è a messa
Tentazione
Lo scorso marzo il Pontefice ne aveva parlato nell’esortazione «Cristo vive»
quando tu diventi schiavo del telefonino perdi la tua libertà». In quell’occasione paragonò la «dipendenza» dal telefonino a quella dagli stupefacenti, avvertendo che si tratta di una «dipendenza più sottile» che può non essere avvertita: «C’è il pericolo che questa droga finisca con il ridurre la comunicazione a semplici contatti», ma «la vita è comunicare non è fatta di semplici contatti».