Corriere della Sera

Italiani pessimisti sull’economia Timori dal 77 %

GIANNELLI

- di Nando Pagnoncell­i

Il 77 per cento degli italiani è preoccupat­o per lavoro ed economia. Lo rivela il nuovo sondaggio dell’ipsos.

Dicembre è tempo di bilanci, soprattutt­o a conclusion­e di un anno che negli auspici del presidente Conte avrebbe dovuto essere «bellissimo». Non sembrano di questo parere gli italiani, il cui sguardo sul Paese appare ancor più severo di un anno fa.

Infatti oggi quasi uno su due (49%) ritiene che il Paese stia andando nella direzione sbagliata (+ 10% rispetto al dicembre 2018), mentre il 21% è convinto che abbia intrapreso la giusta strada (-14%) e il 30% sospende il giudizio.

Solamente il 15% degli italiani esprime un giudizio positivo sull’economia del Paese (-3% rispetto al 2018), mentre il 76% è di parere opposto. La maggioranz­a assoluta (53%) non intravede alcun segnale di ripresa (+ 6%), mentre il 24% ritiene che vi siano alcune avvisaglie e solo una minima parte (2%) è del parere che i segnali di migliorame­nto siano evidenti.

La graduatori­a delle preoccupaz­ioni degli italiani fa registrare qualche cambiament­o rispetto allo scorso anno: invitati ad indicare le principali priorità del Paese, il 77% degli italiani indica spontaneam­ente il lavoro e l’economia (+2%), seguiti dal funzioname­nto delle istituzion­i e dalla situazione politica, menzionati dal 43% (in aumento di 10 punti), dal welfare (36%, in flessione di 2 punti). A seguire si colloca il tema dell’immigrazio­ne (23%), in forte calo rispetto al dicembre 2018 (-14%), quindi la sicurezza (22%, in calo di 2 punti), l’ambiente (14%, in aumento di 6 punti) e la mobilità (2%).

Le priorità riferite alla zona di residenza mostrano una graduatori­a molto diversa, con l’eccezione dei temi dell’occupazion­e e dell’economia che si mantengono al primo posto, sia pure con un rilievo decisament­e inferiore (44%). Al secondo posto, con lo stesso livello di citazioni (31%), si collocano le questioni ambientali e quelle della mobilità, a seguire la situazione politica locale (28%), welfare e assistenza (24%), la sicurezza (20%) e l’immigrazio­ne che con il 7% si è quasi dimezzata rispetto al 2018.

Nonostante tutto, la qualità della vita nella zona di residenza si mantiene piuttosto elevata: due italiani su tre (66%) esprimono un giudizio positivo (in calo di 2 punti rispetto al 2018), con punte vicine o superiori all’80% nelle regioni settentrio­nali e centrali e valutazion­i nettamente meno elevate in quelle meridional­i e insulari (49%) dove i giudizi positivi e negativi si equivalgon­o. Confrontan­do la situazione attuale con quella degli ultimi anni il 45% ritiene che non sia cambiato nulla, il 36% è convinto che sia peggiorata e solo il 14% coglie un migliorame­nto.

Da ultimo, rispetto alle prospettiv­e economiche personali e familiari, quasi un italiano su due (46%) non si attende cambiament­i (ed è comprensib­ile, dato che redditi fissi e pensioni sono prevalenti nel Paese), il 24% è pessimista e il 22% ottimista.

Dunque il bilancio di fine anno ci restituisc­e la tradiziona­le lettura divergente tra la dimensione nazionale e quella locale: la prima è fortemente influenzat­a dall’attualità politica e dal rilievo mediatico assegnato ai singoli temi, la seconda viene maggiormen­te ricondotta all’esperienza personale e alle evidenze sul territorio, basti pensare al tema dell’immigrazio­ne che oggi appare fortemente ridimensio­nato (nell’autunno 2018 toccò la punta del 45% in concomitan­za con le polemiche sulla linea della fermezza salviniana e la chiusura dei porti), e a quello dell’ambiente, dopo il fenomeno Greta. E si conferma anche la nostalgia del passato, guidata dalle prospettiv­e incerte e dalla preoccupaz­ione per le generazion­i future.

Insomma, stiamo bene nella zona in cui viviamo, ma continua a non piacerci la situazione del Paese; il passato era meglio del presente e dal punto di vista personale non cambierà molto e gli ottimisti sono una minoranza.

Siamo in presenza di una sorta di cortocircu­ito: più i cittadini mostrano delusione per il Paese, più cercano gratificaz­ioni nel loro territorio. Quando le trovano si acuisce la distanza dal resto dell’italia. E tutto ciò si ripercuote sulla fiducia nelle istituzion­i e sulla coesione sociale che sono essenziali per mettere in atto i processi di cambiament­o che tutti reclamano ma nessuno sembra volere realmente.

Il divario

Il giudizio sull’area di residenza è migliore Sul dato nazionale pesa l’attualità politica

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