HA (RI)DATO ORDINE AL CALCIO NEL PAESE DEI SOSPETTI
Fa già discutere il nome, ci si divide sul genere, se femminile o maschile: «la Var» o «il Var»? Il Corriere Fiorentino fu il più lesto, già all’entrata in campo della tecnologia che aiuta l’arbitro, a chiedere un parere all’accademia della Crusca che pur preferendo «il Var» giustificò anche il femminile, perché si tratta dell’acronimo di «Video assistance referee», quindi la tecnologia. Noi preferiamo «la Var».
È diventata popolare quanto Ronaldo e Icardi, andando oltre il campo di gioco, invadendo naturalmente i social e rivelandosi sul piano strettamente tecnico una rivoluzione, una svolta storica. Sul primo esempio sperimentale battezzato nel 2016 negli Usa, dove ad eccezione delle donne giocano poco e male, ma quanto a invenzioni tecnologiche ci sanno fare, in Italia siamo stati tra i più veloci a utilizzare la Var, poi ci hanno copiato, per esempio gli inglesi hanno fatto gli schizzinosi per un po’, l’hanno snobbata, poi l’hanno adottata anche loro. Così in Champions League, l’uefa l’organismo che governa il calcio europeo, non ha più potuto chiudere gli occhi, far finta di nulla, e ha dato via libera alla Var: senza non si poteva andare avanti, era un calcio diverso, antico.
In Italia, bisogna riconoscerlo, siamo un po’ più casinisti, a volte si esagera. Un rigore, un fallo di mano, visionato alla Var, siamo riusciti anche a portarlo in Parlamento, dove ci sono state interrogazioni sull’uso maldestro della tecnologia. Il sospetto, la manovra, il Grande Vecchio non è stato sconfitto nemmeno dalla Var. In certi casi sono persino aumentate le baruffe sui giornali e in televisione, perché se la Var doveva annullare i processi alla Biscardi, qui ha fallito. Al punto tale che è stato un giochetto per noi titolisti sbizzarrirci in fantasie tipo «Var west», «Var sport» (non lo sottolineiamo certo per vanto) e altri slogan meno riusciti. Anche se la Var è riuscita nella sua missione, quella di aiutare, sostenere, agevolare l’arbitro, il mestiere più difficile del mondo. Non c’è dubbio che gli errori siano diminuiti, soprattutto quelli più vistosi.
Ma non tutti gli arbitri l’hanno capita, alcuni di loro, tra questi anche qualche loro grande capo, non l’hanno proprio accettata, c’è chi ne ha paura addirittura. La Var ha cambiato il calcio. Basta che non lo peggiori, questo il rischio più evidente. Ma anche qui c’è lo zampino dell’uomo, meglio la mano, e qui non si tratta di essere maschi o femmine.
Missione
È riuscita ad aiutare l’arbitro, il mestiere più difficile. Ora solo l’uomo può peggiorarla