Una cupa odissea nel regno dei Kim
Per chi ha dubbi sul confronto tra il capitalismo e il comunismo (quello non sognato, ma realmente esistito o esistente), si segnala come lettura il romanzo autobiografico di Masaji Ishikawa Senza via di scampo (traduzione di Orsetta Lopane, Newton Compton, pagine 221, 12). Figlio di una giapponese e di un coreano deportato nell’arcipelago nipponico dalle forze d’occupazione, l’autore dovette sottostare nel 1960 alla decisione del padre di tornare in patria sotto Kim Ilsung. E si trovò a vivere in una condizione nella quale il controllo del potere sugli individui era ossessivo, mentre la povertà conosciuta in Giappone impallidiva (o, meglio, rifulgeva come un ricordo felice) rispetto alla nera miseria prodotta dal collettivismo burocratico. Magari ci saranno esagerazioni nel racconto di Ishikawa, poi fuggito dal «paradiso» della famiglia Kim. Ma entrambe le Coree erano a pezzi e dominate da regimi liberticidi negli anni Cinquanta. Oggi quella del Sud è una potenza industriale governata in forma democratica, quella del Nord un’autocrazia ereditaria dotata di armi atomiche ma incapace di sfamare i suoi abitanti. Abolire la proprietà privata non pare essere un toccasana.