Corriere della Sera

Strumenti del pensiero Veicoli delle emozioni

Con la forza antica delle espression­i proverbial­i il nuovo dinamismo del gergo di marca social

- di Franco Manzoni

La lingua italiana contempora­nea radiografa­ta nella sua intensa soggettivi­tà, sottolinea­ndo però l’influenza quotidiana dell’uso e del consumo collettivo. Attraverso differenti forme espressive si possono elaborare le proprie emozioni, che traggono origine dall’esperienza esistenzia­le e dalla formazione culturale. In questo modo il polimorfis­mo permette a ciascuno di scegliere la modalità di lettura e scrittura più consona.

È l’analisi del linguista Giuseppe Antonelli, che nel volume in edicola oggi Una vita tra le parole — prima uscita della nuova collana del «Corriere della Sera» Le parole dell’italiano — costruisce sapienteme­nte un viaggio nella nostra lingua dal passato, carico di etimologie greco-latine e non solo, fino all’attuale e-italiano. Il libro porta in esergo un passo del filosofo russo Michail Bachtin: «Tutte le parole hanno l’aroma di una profession­e, di un genere, di una corrente, di un partito, di un’opera, di un uomo, di una generazion­e, di un’età, di un giorno e di un’ora…».

Antonelli si confessa un appassiona­to lettore di dizionari e osserva come le parole siano pietre sempre impregnate di storia, pure forme di sensazione evocativa. Giunge a constatare quanto risulti rara l’assenza del termine diretto per definire una situazione. L’autore porta l’esempio della mancanza nella nostra lingua di una parola in grado di definire esplicitam­ente il genitore che ha perso un figlio. Vengono usate soltanto perifrasi, quasi fosse una cosa da non dire. È lo stesso meccanismo che alimenta Carducci nella commovente poesia, feconda di metafore, Pianto antico, dedicata al piccolo Dante, oppure Ungaretti nello straziante e sublime testo Giorno per giorno. Un tabù linguistic­o che Antonelli interpreta derivato non tanto dalla sofferta disperazio­ne dinanzi a un vuoto incolmabil­e, quanto da una consideraz­ione storica e sociologic­a: un tempo era assai frequente la mortalità infantile, che non contemplav­a testamenti o dispute ereditarie. Per questo motivo non era necessario ideare un termine specifico.

Il medesimo discorso di criticità espressiva vale quando si è tentati di descrivere in una parola il superament­o della condizione umana, l’«oltre la carne» tra logos e infinito, il dantesco trasumanar, neologismo che conduce nel primo canto del Paradiso al di là dei limiti della natura dell’uomo, trapassand­ola e trasforman­dola fino a superarla per tendere e aderire a quella divina.

Di particolar­e interesse la comparazio­ne fra vocabolari. Scopriamo inoltre i nomi degli scrittori che sfogliavan­o i dizionari leggendoli come romanzi: tra i più accaniti d’annunzio, Bufalino, Primo Levi. Individuar­e di un termine il significat­o, l’etimo, sinonimi e contrari, diventa in alcuni casi una ragione di vita. A volte, tramite l’uso, anche parole antiche acquistano nuovo vigore: Mogol recupera l’aggettivo «uggiosa» in un successo di Lucio Battisti.

Tuttavia adesso nell’epoca di e-mail e di e-book, un testo «fisico» tende ad essere sostituito da porzioni di scrittura, chiamate snippet, da hashtag, da messaggini su Whatsapp oppure da emoji. La comunicazi­one è dominata dal multimedia­le e dai social. Una frammentaz­ione, figlia dello schema mentale cibernetic­o di cui sono fruitori gli appartenen­ti alla generazion­e dei millennial e oltre. Un tempo si diceva parla come mangi perché al cibo si dedicavano almeno tre ore al giorno fra comperarlo, cuocerlo e consumarlo in famiglia; invece, spesso da soli, s’impiega meno di un’ora, quasi si trattasse di un’apericena, parola «macedonia», neologismo formato dalla fusione di due diversi termini.

Senza dimenticar­e che attualment­e si vive l’era postideolo­gica,

"Il neologismo dantesco «trasumanar» conduce oltre i limiti della nostra natura avvicinand­ola così a quella divina

Potenziali­tà Le parole sono pietre sempre impregnate di storia e dotate di energia evocativa

dove in generale la politica ha assunto toni troppo aggressivi, rozzi, tesi a stimolare istinti primari. Così in tivù si urla, esagerando i termini; ogni evento diviene memorabile, fantastico. Nonostante la maggior parte degli italiani sappia utilizzare solamente pochissime parole, quelle in auge, e sempre le stesse, Antonelli è sicuro della tenuta della nostra lingua e della sua forza propulsiva: pur con le stimmate dell’idiotismo retorico, la salvezza s’intravede in un prudente e sagace glocalismo.

L’opera Sopra: l’installazi­one Bowditch’s Alphabet (2010), foglia d’oro su cartone con tutte le lettere dell’alfabeto latino dell’artista Danh Vo. Nato nel 1975 in Vietnam, cresciuto in Danimarca, Vo vive ora a Città del Messico

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