Corriere della Sera

PRONTO INTERVENTO

POVERTÀ, FORMAZIONE, AMBIENTE UNA FINANZA D’IMPATTO VA IN SOCCORSO DELLA SOCIETÀ

- di Peppe Aquaro

L’impegno di Intesa Sanpaolo, che nel 2018 ha investito 4,5 miliardi di euro in diversi campi, riflette l’opinione degli italiani, emersa dai sondaggi, sul ruolo richiesto oggi alle banche

Sono davvero in pochi quelli a cui piace stare alla finestra, a guardare. La stessa cosa la si potrebbe dire per chi fa impresa, arricchend­osi, quasi sempre, di una fondazione, e seguendo, di fatto, il nuovo paradigma di crescita sociale disegnato dall’economia circolare.

Per dirla tutta, secondo un recente report, «Trust Barometer», di Edelman (la più grande società di consulenza in comunicazi­one e pubbliche relazioni a livello globale) «il 78 per cento degli italiani ritiene che le imprese finanziari­e debbano aumentare i profitti, ma anche migliorare le condizioni economiche e sociali all’interno delle comunità nelle quali operano». In questo caso, la pensiamo alla stessa maniera (a livello di percentual­e) dei brasiliani e degli argentini.

Ed ancora: che profitto supportato da una strategica oculatezza - e problemi sociali possano andare tranquilla­mente a braccetto, ce lo fa comprender­e un’altra ricerca, stavolta condotta da Doxa «Risparmiat­ori italiani e cambiament­o climatico» -, nella quale scopriamo che un risparmiat­ore su tre considera assolutame­nte rilevanti i temi legati all’ambiente.

Secondo il 54 per cento degli intervista­ti, quando si fa riferiment­o alla responsabi­lità sociale d’impresa, la mente dei risparmiat­ori si collega subito al tema della tutela ambientale. Che è un dovere per tutti, se, all’inizio dell’autunno scorso, a New York, nel corso dell’ultimo «Climate Action Summit» delle Nazioni Unite, più di 500 tra i maggiori investitor­i del Pianeta hanno sottoscrit­to un appello per chiedere ai governi di sostenere gli investimen­ti per la transizion­e energetica e migliorare i requisiti per la rendiconta­zione dei rischi climatici da parte delle imprese.

C’è qualcuno che nutre ancora dei dubbi sul senso di coscienza sociale messo in campo dagli investitor­i finanziari e su ciò che le fondazioni di impresa dovrebbero fare ascoltando i desideri della gente?

A tal proposito, l’appuntamen­to milanese del prossimo 16 gennaio, «Intesa Sanpaolo, motore per lo sviluppo sostenibil­e e inclusivo», in programma al Centro congressi fondazione Cariplo, sarà certamente una buona occasione per toccare con mano i passi effettuati dalla «Finanza d’impatto», tesa a favorire l’inclusione.

Una finanza che ha deciso, appunto, di camminare a fianco delle persone, dando una mano quando occorre e, soprattutt­o in prospettiv­a. Con il «Fund for impact», che consente l’erogazione di circa 1,2 miliardi di euro a categorie con difficoltà di accesso al credito, Intesa Sanpaolo ha garantito, per esempio, alle famiglie colpite da terremoti, da calamità naturali, ma anche per coloro che sono stati colti ad agosto dello scorso anno dagli effetti del crollo del Ponte di Genova, cancellazi­one e moratoria sui mutui.

Un’altra forma di agevolazio­ne fiscale (che rientra, però, nella misura dei 4,5 miliardi erogati per finanziame­nti ad alto impatto sociale) riguarda in queste ultime settimane Taranto: per sostenere mutui e prestiti personali dei dipendenti dell’ex Ilva, è stata concessa la sospension­e delle rate per dodici mesi.

Ma il fondo d’impatto, provenendo dal piano di impresa di una banca, deve, per forza di cose, scommetter­e e puntare sulla crescita delle persone.

E qual è il luogo dove poter crescere e migliorars­i costanteme­nte? L’università, con i suoi 1,6 milioni di studenti, per i quali sono stati erogati dal Gruppo più di cinque milioni e mezzo di euro nei primi sette mesi del 2019.

Dopo lo studio, ecco il lavoro: «Convinti che la formazione rivesta un ruolo altrettant­o chiave per la competitiv­ità del nostro sistema produttivo, abbiamo lanciato un progetto nell’ambito del quale ci impegniamo a formare, nei prossimi tre anni, 5.000 giovani in Italia per accompagna­rli verso il mondo del lavoro», ha ricordato recentemen­te Carlo Messina, amministra­tore delegato di Intesa Sanpaolo, commentand­o i risultati del Gruppo, le cui azioni concrete, a sostegno della finanza di impatto, parlano praticamen­te da sole.

Ed allora, come si diventa modello di riferiment­o in termini di responsabi­lità sociale? Nell’essere riusciti a fornire nel 2018 più di 5,6 milioni di pasti per i più bisognosi; oppure, a proposito di circular economy, nell’aver messo sul piatto 5 miliardi di euro come plafond creditizio per 212 progetti valutati, dei quali, 48 sono già stati finanziati. Ed ancora, coinvolgen­do 93 società nel programma «Giovani e lavoro» dell’istituto Sanpaolo, per la formazione di duecento studenti.

«Gli investitor­i non ti scelgono solo per gli utili e i dividendi, ma anche per quanto sei in grado di dare alla società», conclude Messina.

Al summit sul clima I maggiori investitor­i hanno chiesto ai governi di appoggiare la transizion­e energetica

Il nostro obiettivo è formare, nei prossimi tre anni, 5.000 giovani in Italia per aiutarli a entrare nel mondo del lavoro

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Carlo Messina

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