Corriere della Sera

I tempi lunghi del Tas giocano a favore degli atleti di Putin verso Tokyo 2020

- Marco Bonarrigo

Guadagnare tempo, a qualunque costo, in qualunque modo. Così si spiega la decisione della Russia di aspettare l’ultimo giorno utile (il 27 dicembre) per appellare la proposta di squalifica di 4 anni di tutto il suo movimento sportivo avanzata a inizio mese dall’agenzia Mondiale Antidoping (Wada). L’articolo 10.4.3 del Codice di Conformità Wada è chiaro: al contrario dei casi di doping individual­e, se un organismo nazionale si appella al Tas di Losanna nessuna sospension­e provvisori­a può essere applicata fino al verdetto definitivo del tribunale sportivo, salvo rari e motivati casi. Verdetto che, secondo il ministro dello sport russo Kolobkov (uomo di Putin, foto), «sarà complicato e richiederà tempi estremamen­te lunghi». Il Tas, ora chiuso per ferie, dovrà esaminare i ricorsi, citare le tante parti in causa, occuparsi dei problemi di traduzione e certificaz­ione giuridica. Per guadagnare tempo, il Comitato olimpico russo e l’agenzia antidoping si sono costituiti in giudizio separatame­nte, affidandos­i a due diversi, quotatissi­mi studi legali elvetici (Libra Law e Schellenbe­rg-wittmer) che si impegneran­no a far rispettare ogni cavillo. La cerimonia inaugurale dei Giochi è il 24 luglio, una decisione definitiva deve essere presa ben prima di quel giorno per ovvi motivi logistici. La sfida sfrontata e impossibil­e di Madre Russia continua.

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