Corriere della Sera

«Il premier carta importante Una sua lista elettorale? Sarebbe un bene, è un alleato»

Bettini: al Pd serve una fase nuova, anche sull’organizzaz­ione

- Di Maria Teresa Meli

Goffredo Bettini, il governo Conte non rischia di restare paralizzat­o dai veti e contro veti all’interno della maggioranz­a?

«Siamo alla fine dell’anno. Vale la pena fare un primo bilancio di questi mesi di governo. Abbiamo evitato che Salvini varasse una finanziari­a tutta in debito che ci avrebbe portato fuori dall’europa. Abbiamo evitato l’aumento dell’iva e recuperato molti miliardi con l’abbassamen­to dello spread, ovvero degli interessi sul debito. Si è conclusa una manovra di bilancio buona, perché più giusta e orientata agli investimen­ti. Sull’immigrazio­ne, il Sud, le crisi aziendali ci sono stati passi in avanti. E poi c’è stato un regalo di Natale a mio giudizio importante: la nomina di Gaetano Manfredi a ministro dell’università e della ricerca; una scelta davvero coraggiosa e azzeccata di una personalit­à autonoma e universalm­ente stimata. Ora, come ha chiesto per primo il Pd, occorre registrare meglio il percorso futuro. A gennaio Conte si è impegnato a presentare le sue proposte circa le priorità del programma. Poi, mi auguro che tutti scalpitino meno. L’italia, già abbastanza fragile e in difficoltà, ha bisogno di ricostruir­e, non di sfasciare ancora».

Quindi ha senso andare avanti?

«Per quello che ho detto, direi proprio di sì. Ma ci vuole un generale senso di responsabi­lità. Sennò succede come nella Prima guerra mondiale: nessuno dichiarava di volerla ma poi è scoppiata...».

Il Pd ha fatto la voce grossa ma è passata la prescrizio­ne perché voi siete «responsabi­li»: non sarebbe meglio fare come Di Maio e Renzi che alla fine qualcosa la spuntano?

«Del tema si discuterà nel governo il 7 gennaio. Speriamo ci sia un ragionevol­e approdo unitario. Per ragionevol­e intendo che non possono esserci processi senza fine. Con la vita delle persone non si scherza. Un imputato, magari poi giudicato innocente, per anni rimane sospeso senza un giudizio definitivo, con enormi problemi esistenzia­li, di lavoro e spesso anche di salute psichica. Questo non è accettabil­e».

Giuseppe Conte ha dichiarato di voler continuare con la politica anche dopo il suo governo, in che ruolo lo vedrebbe?

«Fa bene a voler continuare a fare politica. Non sono io, però, a dovergli suggerire come. Conte si è conquistat­o un ruolo importante, ha fatto scelte politiche nette contro la destra, ha avuto pazienza e decisione. E poi, al contrario di personalit­à come Monti o Dini, sta lavorando non solo per risanare i conti ma anche per rilanciare la crescita in un contesto di maggiore giustizia sociale. Insomma, è una carta importante per il futuro della Repubblica».

Il governo deve andare avanti, ma serve senso di responsabi­lità. O succede come nella Prima guerra mondiale Nessuno diceva di volerla, poi è scoppiata

Anche lei pensa che dopo questo governo ci siano solo le elezioni? Ma sarebbe opportuno farle prima del referendum sul taglio dei parlamenta­ri?

«Sì, assolutame­nte sì. Se cade Conte si va dritti alle elezioni. E le elezioni ci saranno solo se ci dovessimo accorgere che questo governo non è più utile all’italia. Per me non è decisiva la data del referendum sul taglio dei parlamenta­ri».

Nicola Zingaretti ha annunciato che dopo le elezioni regionali in Emilia-romagna ci sarà un congresso e ha lasciato intendere che sarà un congresso vero con elezione del segretario. Significa che a breve potrebbe esserci un nuovo leader del Pd?

«Zingaretti avverte che dall’ultimo recente congresso del Pd è cambiato tanto. Eravamo isolati e perdenti. Oggi teniamo bene nei sondaggi dopo una pesante scissione e governiamo da protagonis­ti l’italia. Eppure, proprio le nuove responsabi­lità ci obbligano ad un salto in avanti culturale, sulla qualità delle nostre proposte, sull’organizzaz­ione del partito. Il segretario si è conquistat­o il consenso e ha ottenuto i risultati concreti necessari per impostare e guidare una nuova fase».

I 5 Stelle sono sempre in fibrillazi­one. Una scissione non provochere­bbe un contraccol­po sul governo?

«I 5 Stelle da tempo stanno svolgendo un confronto interno di tipo congressua­le. Questo, certamente, incide sulla serenità del governo. Ma vanno rispettati. Nel nuovo bipolarism­o che si sta di fatto imponendo, per loro non è scontata una scelta chiara nel campo progressis­ta. Il Pd deve aiutarli a farla, senza mettersi in cattedra a giudicare. Perché anche noi abbiamo i nostri guai».

Secondo lei sarebbe opportuna la creazione di un gruppo di “contiani”? E una lista Conte alle elezioni?

«Sento un fermento di forze liberali, cattoliche, moderate ma sinceramen­te democratic­he che intendono organizzar­si meglio contro la destra. Se Conte le dovesse raccoglier­e, questo sarà un bene. Anche nella forma di una sua lista elettorale. Conte è un nostro alleato, non un avversario».

Alle elezioni politiche vi alleerete con Italia viva o per ripicca non lo farete?

«Figuriamoc­i se può essere la “ripicca” a guidare le nostre scelte politiche. Se Italia viva verrà o meno con il centrosini­stra al momento delle elezioni dipenderà esclusivam­ente dai loro programmi e dal loro disegno politico. Entrambi, allo stato attuale, a mio giudizio, non del tutto chiari».

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Chi è Goffredo Bettini, 67 anni, già deputato di Ds e Pds

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