Insulti e accuse su chi scatenò la guerra mondiale
La Seconda guerra mondiale con le sue decine di milioni di morti continua a incendiare i rapporti tra la Russia e l’occidente e a riaprire vecchie ferite, come quelle mai sanate tra Mosca e Varsavia.
A riaccendere la miccia è stato il Parlamento europeo che ha additato il patto russo-tedesco del 1939 come causa scatenante del sanguinoso conflitto, con la successiva invasione della Polonia da parte della Germania hitleriana e dell’urss che si riprese i territori persi dopo la rivoluzione del 1917. Vladimir Putin ha risposto contrariato affermando che, semmai, fu l’appeasement occidentale con il patto di Monaco dell’anno prima a dare il via libera al dittatore tedesco. È una tesi che Mosca sostiene da sempre e che contiene una buona parte di verità, come ebbe ad affermare all’epoca anche un fiero anticomunista quale Winston Churchill. I nazisti poterono impadronirsi liberamente della Cecoslovacchia e al «banchetto» parteciparono anche gli ungheresi e i polacchi, che occuparono l’area di Teschen.
Il presidente russo ha anche ricordato il forte antisemitismo di una parte dell’establishment di Varsavia dell’epoca e ha promesso documenti d’archivio specifici. A suo avviso l’allora ambasciatore polacco a Berlino («una carogna e un porco antisemita», lo ha definito) approvò in pieno l’idea del Führer di «liberare» l’europa dagli ebrei.
Il premier polacco Morawiecki ha accusato Putin di mentire e di farlo sempre quando la Russia è in difficoltà. Una polemica, dunque, che si è spostata su eventi politici di oggi.
Per quanto riguarda i fatti storici di ottant’anni fa, invece, meglio lasciare il giudizio (possibilmente «freddo») agli storici.