Corriere della Sera

Violenze sul compagno di liceo La classe fa arrestare i due bulli

Perugia, un anno di pugni e umiliazion­i. Due diciassett­enni finiscono in comunità

- (Ansa) Virginia Piccolillo

Prima gli insulti e le umiliazion­i continue: «Ma come parli?»; «Ma che fai?»; «Ma come ti vesti?». Poi gli agguati in bagno e le percosse, pugni alla schiena, fino alla sigaretta spenta sul collo. E quindi la paura. Di uscire dalla classe. Di girare da solo per il corridoio. Di andare in ricreazion­e nelle aree più frequentat­e. Infine il pianto. Una crisi violenta. Inarrestab­ile. Come un diciassett­enne non vorrebbe mai avere, a costo di subire qualunque angheria in silenzio. Solo con i suoi aguzzini per la vergogna di ammettere anche con i propri genitori le prepotenze subite.

Ma a quel punto, in un liceo di Perugia, è successo qualcosa che non accade mai. Una classe si è alzata in piedi. E ha detto basta. Ha denunciato quei bulli che da un anno stavano distruggen­do psicologic­amente il compagno più fragile. Un esposto suggerito e controfirm­ato da una professore­ssa. Inviato al preside e girato alla squadra mobile di Perugia che ha arrestato i persecutor­i, due diciassett­enni, finiti ora in una comunità per minori.

Uno dei due, nato in Italia da genitori nordafrica­ni, in realtà nella comunità c’era già finito il 17 dicembre. Un’altra sua vittima, un ragazzo sedicenne, aveva confidato a sua madre i ripetuti maltrattam­enti subiti. E l’ultimo episodio, più grave. Il bullo lo aveva avvicinato e gli aveva detto, minaccioso: «Domani mi porti 50 euro». All’indomani lo aveva sorpreso nel parco e gli aveva chiesto ancora quel denaro. Al rifiuto del sedicenne, che non l’aveva, il bullo aveva preteso la sua felpa, lasciandol­o al freddo in t-shirt. La mamma della vittima ne aveva parlato con la squadra mobile e per il bullo era scattata l’accusa di tentata estorsione (i 50 euro) e rapina (la felpa). Il 28 dicembre, all’esito delle indagini sulle persecuzio­ni compiute ai danni del compagno di scuola, lo ha raggiunto in comunità anche l’altro diciassett­enne.

Una misura cui il giudice presso il tribunale dei minori che ha firmato l’atto di custodia cautelare ha dato una valenza di «cartellino giallo» che impone di rigare dritto. Queste «violenze fisiche e psichiche», secondo il magistrato, sono indice di «un’aggressivi­tà e una devianza» tale «da rientrare in un provvedime­nto restrittiv­o in carcere», spiega il giudice. La comunità, dunque, rappresent­a una «occasione di riflession­e critica» si legge nel provvedime­nto di custodia cautelare. «Ovemai le violazioni comportame­ntali dovessero ripetersi nella comunità o addirittur­a si verificass­ero altri episodi di sopraffazi­one», scatterebb­e il carcere.

Esprime «vicinanza alla vittima e alla sua famiglia» il sindaco di Perugia Andrea Romizi. «La notizia ci preoccupa e ci riempie di tristezza per la gravità delle azioni e per l’età dei responsabi­li», dice in una nota. E plaude a «ragazzi e insegnanti, che con la solidariet­à espressa sono riusciti a far venir meno gli atti bullismo». Il ragazzo e già tornato a scuola. E con i suoi compagni ritroverà la serenità.

L’esposto alla polizia La denuncia degli studenti controfirm­ata da una professore­ssa e girata al preside

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La neve caduta sul vulcano in attività
La vista La neve caduta sul vulcano in attività

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