Corriere della Sera

I SOLDI DELLA GIUSTIZIA: DAL “SONNO” IN TESORERIA UNA CHANCE CON RISCHI

- Di Luigi Ferrarella

Il portafogli­o implicito della giustizia può abbellire la finanza pubblica? Si propone di farlo una norma, annegata tra i tanti commi della Legge di Bilancio appena approvata, che anche alle somme sequestrat­e nei procedimen­ti civili, o giacenti nelle procedure fallimenta­ri, estende la destinazio­ne (già operante dal 2008 per le somme sequestrat­e nel penale) al Fondo Unico Giustizia, gestito da Equitalia Giustizia con impieghi finanziari che in attesa delle sentenze fanno fruttare utili poi ripartiti ogni anno tra Giustizia, Economia e Interno. Ma la nuova norma prevede il deposito delle somme su un conto fruttifero presso la Tesoreria di Stato, con interesse pari a quello dei Bot semestrali: arduo soppesare l’affidabili­tà o l’eccesso di ottimismo nella relazione tecnica che, indicando in 50 miliardi di euro la «realistica e anzi assolutame­nte prudenzial­e» consistenz­a media annua delle giacenze sul conto di Tesoreria, ne arriva a dedurre una minor spesa per interessi sul debito pubblico di 178 milioni nel 2021, 244 nel 2022, 171 nel 2023, 215 nel 2024, 236 nel 2025, 273 nel 2026, 294 nel 2027, e addirittur­a 329 nel 2028 e 348 milioni nel 2029. Oltre due miliardi di euro in un decennio: i quali, se non spostano la montagna del costo del debito pubblico (60 miliardi l’anno di interessi), restano però bei soldini, soprattutt­o se li si immagina estratti dal «sonno» di beni sinora lasciati a «dormire». Ma con un timore: che il deposito sul conto di Tesoreria possa complicare e rallentare le procedure di svincolo delle somme tutte le volte che dovranno essere restituite ai cittadini aventi diritto. Dipenderà da come saranno scritti i decreti attuativi che la legge demanda a un’intesa fra i tre Ministeri.

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