Milano non ingrana, ora preoccupa non solo i tifosi ma anche Messina
Mack un enigma, White non rende, Nedovic è fragile, il coach tenta soluzioni come Sykes
MILANO Ci sono partite che teoricamente non contano, ma che alla fine invece contano eccome. Per l’autostima, per il morale. Per dare una spallata agli avversari. E per mettere in chiaro le gerarchie. Quella tra Virtus Bologna e Olimpia Milano era una di quelle, una sfida che va al di là delle semplici posizioni in graduatoria. Il faccia a faccia di Bologna è stato impietoso, dominato in lungo e in largo dalle V nere: ha dimostrato che se la Virtus è solidamente in testa alla classifica un motivo c’è. E un motivo c’è pure se l’olimpia a oggi è soltanto quarta, superata pure da Sassari e Brescia.
Come al solito, non è tanto preoccupante la sconfitta in sé, il quarto posto in sé, ma il modo in cui l’una e l’altro sono maturati. Con qualche passo avanti e ancora troppi, passi indietro. Milano la scorsa estate ha cambiato tutto, era lecito pensare che adattarsi ai nuovi metodi di Ettore Messina avrebbe comportato tempi lunghi, alti e bassi, qualche difficoltà d’apprendimento. Poi però scopri che il 2019 finisce e i problemi sono ancora quelli di inizio stagione, che poi sono quelli che la squadra si portava dietro dallo sciagurato finale di campionato 2018-19: scarsa personalità, difficoltà a esprimersi contro difese manesche, incapacità di reggere 40 minuti senza perdere concentrazione. Una squadra poco cattiva, per usare un eufemismo.
Se hai il budget più alto dell’intera serie A non puoi permetterti di andare a Bologna e perdere come hai fatto domenica pomeriggio in diretta tv.
E la scusante dei tanti cambiamenti non può essere una giustificazione, perché la Virtus in estate ha cambiato pelle come e più di Milano. Probabilmente, però, meglio. Se ingaggi (con uno stipendio da star) Shelvin Mack e lo lasci in tribuna per tre partite consecutive, allora è evidente che qualche dubbio sulle sue qualità ce l’hai, come del resto ce l’ha ormai ogni tifoso dell’olimpia. Probabilmente Mack sarebbe già stato tagliato, e l’arrivo di Keifer Sykes è più che un indizio, se non fosse che Nemanja Nedovic è più fragile di uno Swarowski. Aaron Jackson, altra guardia che l’olimpia ha marcato stretto per alcune settimane, è stato impietoso nello spiegare la sua decisione: «Ho preferito il Maccabi a Milano perché ho scelto la squadra che più aveva possibilità di arrivare alle final four di Eurolega». Sincero e brutale.
Se poi un altro Aaron, questa volta White, la scorsa stagione saltava e correva nello Zalgiris e quest’anno a Milano è solo la sua controfigura più timida (più pallida è francamente difficile), qualche domanda bisogna porsela: il cambio radicale di regime alimentare maturato in estate sarà sicuramente (?) una coincidenza, ma un’alternativa seria al quarantenne Scola (pure lui arrivato in corsa) sarebbe opportuno trovarla. Salvo accorgersi poi che un altro visto per giocatori stranieri è stato già sprecato per la comparsa Rey.
Ieri Milano ha presentato Sykes, tanti punti nelle mani ma non grandissima presenza fisica. Un altro cambio di rotta a stagione in corsa. Basterà? Ettore Messina qualche dubbio comincia ad averlo: e se questa squadra non dovesse mai diventare quella che ha in mente lui?