«I signori della neve», come raccontare le eccellenze italiane
Raccontare le eccellenze italiane con uno sguardo che sfugga la retorica e dia vita a un racconto addirittura avvincente non è impresa facile: ci è riuscito il documentario «I signori della neve», in onda su Dmax (canale 52) durante il periodo natalizio e ora disponibile on-demand su Dplay.
In poco più di un’ora, che scorre via con un ritmo veloce, si racconta il complesso lavoro alla base della gestione del comprensorio sciistico del Sassolungo, in val Gardena, ai piedi di uno dei massicci più belli del mondo: molti ettari di montagna e piste da sci, una cabinovia, una seggiovia, un complesso reticolato di cannoni sparaneve, un bacino idrico per rifornirli e un rifugio montano tra i più celebri e frequentati del mondo, il Comici. A gestire tutto questo c’è un family business, capitanato dal carismatico Igor.
Alle sue dipendenze, un piccolo esercito di fedelissimi che seguono le varie attività necessarie a garantire efficienza e sicurezza per le migliaia di persone che affollano il luogo nella stagione invernale. Sono tutti di poche parole e grande concretezza, in quel mix tra passione e rigore che caratterizza la cultura di confine del Trentino Alto Adige. C’è addirittura un «Capo neve» che si occupa, con un mix tra sciamanica osservazione del meteo e competenza tecnologica, di gestire al meglio il manto innevato delle piste. Per raccontare questa specie di «com’è fatto» della montagna, «I signori della neve» si è inventato un meccanismo d’intrattenimento e ha seguito le varie squadre all’opera in un conto alla rovescia che ha portato, in quaranta faticosissimi giorni, dritto all’apertura degli impianti per l’inverno, tra collaudi degli impianti, grandi spiegamenti di gatti delle nevi e poderose sparate di cannoni. Un racconto molto lusinghiero di un territorio e di un modo di fare impresa turistica che, proprio grazie allo storytelling vivace, riesce a evitare la logica dello spottone.